Scuole chiuse sino a metà marzo per contenere, o almeno provare a farlo, i rischi di contagio da Coronavirus. La decisione ufficiale comunicata dal Governo riguarda, scontato dirlo, anche la Sardegna e Cagliari. Nel capoluogo sardo sono migliaia i giovani che, ogni giorno, frequentano lezioni e corsi. Le regole anti-contagio diramate già da una settimana stavano per essere applicate, poi è arrivato lo stop ufficiale di quindici giorni. Da domani banchi e aule vuote in tutti i Comuni isolani. Un provvedimento che sembra piacere, e molto, ai docenti cagliaritani. Il motivo principale? “La sicurezza”, quanto mai importante in un periodo simile. “Scelta strategica e fondamentale, ormai quasi tutte le classi hanno non meno di venti alunni, sono insomma delle classi pollaio dove non c’è la possibilità di rispettare la distanza di due metri tra un alunno e l’altro”, dice Diego Palma, docente di Enogastronomia e sale vendita all’Azuni. “Nei bagni, certo, ci sono sempre carta e sapone, ma diventa difficile gestire la sicurezza soprattutto nei laboratori dove tutti gli studenti toccano il cibo”.
D’accordo con lo stop anche Luigi Pittau, docente di Italiano al Marconi: “C’è in ballo la salute di tutti, sino a quando i casi di persone risultate positive è stato a Milano eravamo tutti tranquilli, da qualche giorno la musica è cambiata, hanno bloccato anche i viaggi di istruzione. Meglio perdere giorni adesso, tanto poi li recupereremo in qualche modo”.









