Se il Governo non metterà i soldi la metà dei negozi di Cagliari non riuscirà a stare sul mercato”. La profezia è di Davide Marcello, commerciante e tesoriere del Consorzio del centro storico di Cagliari. Il mondo delle attività commerciali cittadine è in ginocchio. Un mese e mezzo di chiusura forzata rischia di causare pesantissime ripercussioni a un comparto che almeno da 10 anni, complici la crisi dei consumi, il boom degli acquisti online e la concorrenza spietata della grande distribuzione, è in costante sofferenza.
E i negozianti oggi si arrangiano. Quelli più corazzati resistono. Gli altri per sopravvivere contano sulle pensioni o gli stipendi sicuri (o alle pensioni) dei familiari più prossimi.
“Non sappiamo quale sarà il nostro futuro”, ammette Marcello, “più del 50 % delle attività commerciali non riuscirà a stare sul mercato. Resisteranno solo quelli più economicamente solidi. Anche perché proveniamo da 10 anni di crisi e non sappiamo quando potremo riaprire. Ma se anche ci consentissero di riaprire nei primi giorni di maggio, non credo che noi negozianti troveremo file di persone pronte a fare shopping da noi”.
Marcello è critico anche sui provvedimenti del Governo. “Certo ci sono i 600 euro una tantum, ma del credito di imposta sul canone di locazione non ce ne facciamo nulla”, spiega “perché a mancare nei prossimi mesi sarà la liquidità quotidiana, perché i pochi soldi in cassa sono stati messi nell’azienda per coprire la crisi. Quello che ci aspettiamo dal Governo è liquidità. Devono dare i soldi alle imprese anche a costo di perderli”, aggiunge, “perché in caso contrario il rischio è che lo Stato perda le tasse garantite dalle imprese e si ritrovi con altri disoccupati da mantenere. Il rischio”, conclude, “è che la crisi faccia esplodere una bomba sociale”.










