È la donna con più voti a Cagliari. Hanno messo il suo nome sulla scheda 1596 cagliaritani. Ma Rita Polo, candidata Pd, presidentessa della commissione Politiche sociali del Comune del capoluogo non ce l’ha fatta. Complici i meccanismi della legge elettorale, che premia i territori spopolati e sacrifica i candidati delle città più abitate, rimarrà fuori dal consiglio regionale.
Una di delusione quindi, anche se “è una soddisfazione essere la donna più votata a Cagliari”, spiega la Polo, “è per me un onore e un onere. In tanti mi hanno votato come persona e come donna, volevamo aumentare la componente femminile in un consiglio regionale che è ancora molto maschile. E i tanti voti ricevuti esprimono la volontà precisa di far crescere il contributo delle donne in politica e nelle istituzioni”.
In quale misura il risultato è stato inferiore alle attese?
“Era una sfida molto difficile, sentivamo che poteva vincere chi proponeva un cambiamento rispetto alla giunta di centrosinistra e avevamo consapevolezza della difficoltà dell’impresa, abbiamo dato tutto. Io ce l’ho messa tutta. Tutto il centrosinistra voleva rappresentare un’alternativa con Massimo (Zedda, ndr) per dare sviluppo e coesione alla Sardegna. Sia come novità ma anche come esperienza, avendo già esempio di buona amministrazione in città e nella Città Metropolitana. Volevamo portare questa esperienza politica e amministrativa in tutta la Sardegna
Il “modello Cagliari” è stato definitivamente sconfitto o ha ancora un futuro?
Ha un futuro. Abbiamo diversi punti di vista ma un’unica visione come centrosinistra sul governo di una città. Dobbiamo crederci e lavorare ancora al meglio.
I rioni popolari di Cagliari sono stati conquistati da Salvini: la sinistra snobba le periferie?
Il tema è complesso. Non è bastato l’impegno verso le periferie che per noi sono il centro. Ma è un lavoro a lungo termine perché c’è tanta sofferenza e difficoltà sociale e si può capire la distanza enorme tra persone e istituzioni per cui si determina un voto di astensionismo o di cambiamento verso il centrodestra che spesso è stato più forte in alcune zone delle nostra città. Oltretutto non mi piace chiamarli periferie, perché questi quartieri come Sant’Elia e Sant’Avendrace stanno migliorando grazie al nostro impegno. Ci vuole ancora tempo.
Da dove deve ripartire la sinistra in città e in Sardegna?
Ho avuto una bellissima esperienza coi giovani, sono pochi numericamente. Perché siamo una società di anziani e adulti, ma i giovani hanno espresso una voglia di essere protagonisti del loro futuro, assieme agli adulti. Serve un patto sociale attivo: dobbiamo pensare ai giovani e serve impegno su lavoro, scuola, istruzione e educazione delle famiglie.
Zedda deve concludere la consiliatura al Comune o deve andare a guidare l’opposizione a Solinas e alla Lega in Regione?
Io una grandissima stima di Zedda. Sono due ruoli fondamentali entrambi. So che farebbe bene come sindaco perché ha voglia di concludere opere e azioni già intraprese e perché mancano fisiologicamente due anni.
Però capisco anche l’azione a livello regionale. Non so cosa sia più importante delle due. Massimo (Zedda, ndr) ha un ruolo strategico fondamentale in entrambe, perché non guarda a se stesso, ma è parte di questa sfida collettiva. E noi siamo insieme a lui in questa sfida in Sardegna”.











