L’ultima indagine pubblicata dall’Istat (ottobre 2022) sulle “Condizioni di vita e reddito delle famiglie in Italia” ci dice che il 25,4% della popolazione è a rischio povertà o di esclusione sociale: si tratta di oltre un quarto dell’intera popolazione italiana. Naturalmente la povertà non è distribuita in maniera uniforme: nel Mezzogiorno gli individui a rischio di povertà o esclusione sociale sono il 41,2%. Il reddito delle famiglie tra il 2007 e il 2021 si è contratto del 6,2%, più al sud che nel resto del Paese. Secondo l’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) i salari italiani hanno perso nel 2022 il 6% e dal 2008 ben il 12% a causa dell’inflazione. Questa perdita pesa soprattutto sui bassi salari ed è la peggiore performance tra tutti i paesi membri del G20. Tutto ciò accade nonostante il massiccio intervento delle integrazioni salariali. Nel 2020 ne hanno beneficiato circa 6 milioni di persone per una spesa di 9 miliardi. In Sardegna il 16,1% della popolazione nel 2021 era in condizioni di povertà relativa: parliamo di 110mila famiglie e di circa 260 mila persone. Vi sono state oltre 65 mila persone che hanno usufruito del reddito di cittadinanza per un importo medio di 515 euro. La provincia di Cagliari si colloca in cima alla graduatoria regionale con 23.551 nuclei familiari e un coinvolgimento di 47 mila persone. La media della prestazione è di 528 euro. Tutto questo non tiene conto di quanto in termini peggiorativi sta succedendo. La guerra in Europa, la questione energetica, l’inflazione, tutte situazioni esplose verificatesi o accentuate nel 2022 che hanno contribuito e contribuiranno a rendere sempre più precarie le condizioni della popolazione.
Entrando più nello specifico dell’attività svolta dalla Caritas diocesana possiamo osservare che il campione di utenti del 2022 è di 5.212 persone, mille in più rispetto all’anno passato. Nell’anno analizzato la maggioranza è rappresentata dalle donne che costituiscono il 51,3%, erano il 47,3%. Il servizio mensa ha erogato circa 90 mila pasti (da ottobre 2021 a settembre 2022) con una media giornaliera di poco inferiore a 250 pasti al giorno. Riguardo alla nazionalità, gli italiani sono in larga maggioranza, il 68,5%. Tra le nazionalità si può osservare un forte incremento degli ucraini passati al 9,3% (erano lo 0,8% l’anno precedente). Crescono leggermente i divorziati, passati dal 6,4% al 7,7%; cresce soprattutto la componente femminile. La maggioranza dispone di una propria abitazione (87,8%) mentre i senza dimora sono il 12,2%. Tra questi aumentano soprattutto gli extracomunitari che rappresentano il 16,1%, mentre l’anno passato erano il 10,4%. Relativamente al livello di istruzione, la maggioranza dispone di una licenza di scuola media inferiore (48,4%) e di licenza elementare (19,2%), come negli anni passati. Ciò che cambia è la presenza dei laureati che raddoppiano passando dal 3,2% al 6,8%. Aumentano anche i possessori di diploma professionale, 8,3% (erano il 6,3%) e di licenza di scuola media superiore, 8,3% (erano 7,4%). Particolarmente significativa è la crescita delle donne istruite. Questi dati confermano che il titolo di studio non costituisce più un passaporto per entrare nel mercato del lavoro. Per quanto riguarda la condizione professionale, sono ovviamente i disoccupati a rappresentare la maggioranza, in ulteriore crescita dal 50,7% al 53,7%. Sono soprattutto le donne disoccupate a crescere. Va comunque sottolineato che gli occupati (14,8%) più i pensionati (10,7%) rappresentano oltre un quarto del campione. Ci si rivolge alla Caritas in primo luogo per ragioni economiche sia perché i redditi percepiti non sono sufficienti sia perché si è disoccupati o comunque non si dispone di alcun reddito. Queste tre categorie rappresentano il 60% del totale. Il 17% fa riferimento a questioni legate all’immigrazione. L’ascolto continua ad essere la richiesta più gettonata (32,7%) seguita dalla richiesta di beni e servizi (26%); seguono problemi legati all’alloggio e al lavoro. Un dato incontrovertibile è che la povertà cresce. Una recentissima indagine della CGIA sostiene che anche il prossimo anno la povertà continuerà ad aumentare. Le cause vanno individuate negli effetti provocati dalla guerra, nei problemi legati all’energia e alla crescita dell’inflazione, sperando che la pandemia non peggiori la situazione. Cresce il PIL, almeno negli ultimi due anni, e cresce la povertà, evidentemente c’è qualche contraddizione nel sistema. Se cresce la ricchezza prodotta la povertà dovrebbe diminuire. Il problema è legato al principio di un’equa redistribuzione. Cresce anche l’occupazione e cresce soprattutto la precarietà dei lavoratori.











