Istituito 20 anni fa e mai applicato, “è un obiettivo per la giustizia sociale, non solo per i lavoratori, ma per i cittadini e per le imprese, che necessitano di risposte puntuali dai 377 comuni della Sardegna, veri centri di spesa e erogatori di servizi nei territori” spiega Alberto Urpi, sindaco di Sanluri. Si è svolto ieri un incontro tra Regione e Anci, Calangianus, durante il quale la Regione Sardegna ha ribadito che l’attuazione del Comparto Unico è uno degli obiettivi del Piano di Sviluppo regionale, documento appena approvato che definisce obiettivi, strategie e politiche che la Regione si propone di realizzare nel corso della legislatura. Sulla questione è intervenuto Urpi, anche consigliere regionale, che ha dichiarato: “Credo che ormai sia diventato un “caso scuola”, utilizzando una metafora potremmo dire che il “comparto unico” appare come il tipico “Non finto sardo” di alcuni edifici, descrivendo un caso di avvitamento politico amministrativo senza precedenti.
Istituito con Legge 9 del 2006, che addirittura citava la nuova “Agenzia per la rappresentanza negoziale unica”, legge mai applicata per la malattia italiana di approvare delle leggi che non producono effetti finché non interviene una legge ulteriore o successivi decreti attuativi: Leggi che diventano inutili negli effetti se poi restano solo sul buras.
È stata necessaria la spinta dei comuni sardi e dell’ Anci Sardegna, insieme ai Comitati per il comparto unico, per fare ripartire i ragionamenti sul tema. Nella scorsa legislatura nel 2023 sono stati compiuti due passi fondamentali: è stata istituita la Cabina di Regia e sono stati stanziati 52 milioni di euro per il triennio, finalizzati a iniziare il graduale percorso verso il Comparto Unico.
Nel 2024 sono stati erogati i primi fondi messi a disposizione nel 2023, ma senza una legge attuativa, e senza una programmazione adeguata. Di quei soldi non si è speso neanche un euro a favore dei dipendenti degli enti locali: sono arrivati quando i comuni non potevano più fare variazioni di bilancio e senza avere normato il tetto del salario accessorio.
Oggi stiamo operando con gli stessi strumenti definiti nella scorsa legislatura: cabina di regia e fondi per il triennio, con soddisfazione accolgo l’unica novità sul tema: la proposta di legge 68 che si pone l’obiettivo di attuare il comparto unico, attraverso le indicazioni delle legge 9 del 2006″.
Non solo: “Va chiarito come la competenza per fare ci sia del Consiglio Regionale e non della Giunta, attraverso il corretto percorso legislativo che la proposta sta seguendo sono fiducioso che presto approderà in aula, come sono fiducioso troverà unanimità di intenti delle varie forze politiche, il Comparto Unico è obiettivo di tutti, a cavallo tra le legislature. Finalmente si istituisce l’Aran, in maniera lungimirante in continuità con il Coran”.
Un iter che per le altre regioni è stato di circa 8 anni, “in Sardegna dopo 20 ci accingiamo all’inizio della contrattazione. Perché l’unica via per il comparto unico sarà l’equiparazione del salario, non il salario accessorio, ovvero sarà necessario avere un contratto unico.
L’auspicio è quello di andare avanti con coraggio, in commissione e in aula, anche dicendo qualche no. Questo è il momento del comparto unico regione e enti locali, inutile pensare di allargare a ogni altro comparto rischiando di rallentare ancora.
Il Comparto unico è un obiettivo per la giustizia sociale, non solo per i lavoratori, ma per i cittadini e per le imprese, che necessitano di risposte puntuali dai 377 comuni della Sardegna, veri centri di spesa e erogatori di servizi nei territori”.
Arrivare al risultato del Comparto Unico significa anche combattere il fenomeno dello spopolamento da parte mia ci sarà massimo impegno”.