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Coldiretti, tasse e siccità: l’agricoltura gallurese è in ginocchio

di alice2
24 Giugno 2017
in sardegna, sassari

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Coldiretti, Cia e Confagricoltura si sono incontrate per cercare nuove soluzioni allo stato di siccità che da mesi affligge la Gallura e per chiedere alla Regione maggiore attenzione sui costi di gestione del Consorzio di Bonifica.

Se da una parte il livello dell’acqua presente all’interno del bacino del Liscia è ai minimi storici dall’altra il prezzo dei ruoli consortili a carico degli agricoltori sta toccando cifre record. È questo il paradosso che grava sulle spalle di tutti gli agricoltori galluresi. Una situazione sempre più drammatica che ha spinto la Coldiretti, la Confederazione Italiana Agricoltori e la Confagricoltura a riunirsi attorno allo stesso tavolo per cercare delle soluzioni condivise e per chiedere alla Regione Sardegna, e in particolare all’assessorato regionale all’Agricoltura, maggiore attenzione e risposte più celeri.

Il 2016 si è aperto con un dato allarmante. Il bacino del Liscia conta al suo interno meno di trenta milioni di metri cubi d’acqua. Una cifra che già oggi impone al Consorzio di Bonifica della Gallura un razionamento nell’erogazione delle risorse idriche destinate all’irrigazione. E se al momento le restrizioni non sono ancora determinanti per gli agricoltori, dato che il tempo della semina è lontano, a partire dal mese di marzo lo stesso Consorzio potrebbe non essere in grado di garantire i quantitativi d’acqua necessari.

«I costi di manutenzione – dichiara Giosuè Brundu, direttore generale del Consorzio di Bonifica della Gallura – dovrebbero essere a carico della Regione Sardegna per il 95% ma nel 2014 dagli uffici cagliaritani è stato versato solo il 78% della quota. Questo significa che il 22% dei costi di manutenzione sono a carico degli agricoltori». Una variazione di non poco conto che comporta un aumento considerevole dei ruoli consortili.

«Il costo dell’acqua deve essere un costo certo – sostiene il presidente del Consorzio di Bonifica della Gallura , Marco Marrone. È improponibile e insostenibile per chiunque, e ancora di più per il mondo agricolo, vivere con questa incertezza. Se oggi prendiamo atto del fatto che le nuove leggi che governano le acque e i consorzi di bonifica della Sardegna non funzionano, o meglio che hanno peggiorato la situazione generale, cerchiamo una soluzione condivisa per modificarle . Non è una dramma ritornare al passato, snellire il sistema e riavere un governo più vicino ai territori, alle persone e alle esigenze delle imprese agricole».

Inoltre, a peggiorare la situazione, ci sono gli esiti delle due alluvioni del 2013 e del 2015 che hanno causato la rottura di alcuni dei canali che dalla diga portano l’acqua a valle. Queste perdite sono stimante nel 35% della portata e comportano uno spreco inammissibile. Anche in questo caso la Regione Sardegna si è limitata al versamento di un piccolo anticipo, rilasciato nel dicembre dello scorso anno, senza preoccuparsi di risanare lo stato delle condotte.

Per ovviare a queste contingenze il Consorzio di Bonifica ha sottoposto all’attenzione della Regione due possibili soluzioni. La prima, utilizzare le acque prodotte dai principali impianti di depurazione del comune di Olbia che attualmente finiscono in mare, pari a 12 milioni di metri cubi. La seconda, servirsi delle acque fluenti presenti in alcuni corsi d’acqua. Ma da Cagliari non è giunta nessuna risposta.

«Vogliamo che la Regione Sardegna si assuma le proprie responsabilità nella gestione del Consorzio di Bonifica della Gallura – afferma il presidente della Coldiretti Gallura, Giambattista Manduco. È impensabile che i costi di gestione delle reti idriche debbano gravare sulle spalle degli agricoltori locali e che, a distanza di due anni, non siano ancora stati risolti i problemi causati dall’alluvione del 2013. L’assessore regionale all’Agricoltura – conclude Manduco – deve ascoltarci e prendere in carico al più presto tutte le diverse problematiche per garantire agli operatori del settore un servizio idrico adeguato e una costanza nel pagamento dei ruoli consortili».

«Siamo in presenza di tagli consistenti che gravano sui bilanci del Consorzio e che rischiano di compromettere la normale manutenzione degli impianti, ormai obsoleti e logorati dagli anni. Confagricoltura per affrontare lo stato di siccità prolungata – afferma il coordinatore provinciale, Gregorio Raspitzu – chiede ad Abbanoa il consenso al recupero delle acque reflue trattate al terzo stadio, per poter garantire il quantitativo di acqua necessario per la stagione irrigua. E chiede alla Regione un progetto pilota, affinché il governo della risorsa idrica nella diga del Liscia, venga ricandidato al Consorzio di Bonifica della Gallura».

«Ancora una volta a pagare i balzelli sono le aziende agricole – sostiengono Gian Piero Branca e Michele Orecchioni della Confederazione italiana agricoltori. L’aumento considerevole dei ruoli per l’irrigazione rischia di minare l’economia delle aziende agricole già in crisi. Chiediamo un incontro a breve con l’assessore regionale o con gli organi competenti affinché si risolva al più presto questa difficile situazione».

 

Tags: agricoltura gallurese in ginocchiocoldirettitasse e siccità
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