Claudia Aru: “Così ho detto no alla ricchezza e alle avances del produttore”

La musicista sarda Claudia Aru racconta la sua esperienza a Manhattan, le avances sexy del produttore, le proposte e tanti soldi: “Poco dopo decisi di tornare in Sardegna, di realizzare i miei sogni qui perché era qui che volevo stare”


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

di Claudia Aru, musicista sarda

All’epoca avevo 24 anni, fresca di laurea, sono partita a New York per conquistare il mondo, secondo me.
Sono partita sola e ho dovuto sopportare molte difficoltà. Avevo i soldi contati per sopravvivere e quando la notte faceva freddo, sono arrivata a coprirmi con gli asciugamani perché non avevo i soldi per una coperta extra.
Ho cambiato diverse case in pochissimo tempo perché sono capitata sempre in zone sbagliate o pericolose; ricordo una a Brooklyn, in una zona totalmente in mano ai latini (gente proveniente da Puerto Rico, Messico e Ecuador, soprattutto) si parlava solo in spagnolo, le radio nei negozi, erano in spagnolo e grazie a Dio lo conoscevo bene, che grazie a quello e ai miei tratti somatici, non mi è successo mai nulla (altro che la Marina di Cagliari…), il mio coinquilino era un artista polacco, e quando una sera ho visto una siringa sul tavolo, ho capito che tirava una brutta aria e me ne sono andata, di corsa.
Piano piano mi ambiento, trovo alloggio a Manhattan da una signora fantastica che insegnava pittura : Jacky, my American Mom. La casa era un po’ complicata, lei viveva con due cani enormi in uno spazio molto piccolo e molto disordinato, ma almeno li mi sentivo al sicuro e dalla mia finestra vedevo chiaramente la statua della libertà, roba che non capita tutti i giorni.
Ah, da quel momento ho dichiarato guerra ai cani in appartamento.
Dopo questo colpo di fortuna, ho trovato anche un lavoretto in un ristorante italiano molto in voga in downtown : Arturo’s.
Ho cominciato a fare amicizia e ad inserirmi, fino a che una sera, coi colleghi del ristorante, conosco o un tizio molto ricco. Si vedeva dai modi, da come vestiva, dalla macchina… Insomma, era ricco e si vedeva bene
Quest uomo era molto gentile ma lo era soprattutto con me che ero giovane dall’accento sexy, carina, spigliata e piena di sogni.
Scopro che era un produttore della HBO.
Comincia a chiedermi di uscire separatamente dal gruppo e la prima volta, accetto. Era troppo invitante come proposta… Ho pensato “E quando ti ricapita?” Mi da appuntamento in una sorta di circolo per ricconi a midtown sulla 5th Avenue. Il mio nome era in lista ed entro accompagnata dall uscere in divisa, ricordo le foto dei soci del club : Frank Sinatra, Louis Armstrong, Alfred Hitchcock e altra gente, diciamo, importante.
E io con la mia gonnellina di Zara presa ai saldi e la rosa tra i capelli, facevo la mia figura.
Entro in questa sala bellissima con un biliardo e il mio partner della serata era lì ad attendermi con un sorriso smagliante. Mi accompagna al bar e al bartender dice “È con me, dalle qualunque cosa desideri”.
Dopo un primo drink, si uniscono a noi degli altri amici (il patto per il mio si era :”staremo con altri miei amici). Ci spostiamo da Manhattan e faccio uno dei viaggi in macchina più esaltanti della mia vita : auto decapottabile e vento tra i capelli nella 5th Avenue ma, soprattutto, abbiamo attraversato il ponte di Brooklyn con una vista e dei colori che non dimenticherò mai. Lui mi diceva: “hai il viso giusto per fare l’attrice, stiamo lavorando a una nuova serie televisiva, dopo Friends,vogliamo fare il botto, posso inserirti, se vuoi”.
Per me, sbarbina di Villacidro con le idee poco chiare, sembrava un sogno e mi godevo quella serata da favola già vedendomi in odore di Oscar (non ho mai avuto mezze misure).
Siamo andati in un ristorante italiano che si chiamava “Pompei”, cioè era esattamente Pompei. Le stanze rappresentano precisamente quelle originali ed era curato in ogni dettaglio. Volevano scommettere che avrei mangiato meglio che in Italia, già da allora passavo per la “bucca fini”, in realtà dopo aver visto l’aragosta cotta nel forno della pizza, potevo già andare via, ma ricordo un particolare che mi rimase molto impresso : tutti mangiavano pasta (tranne me) e per farsi versare il parmigiano sopra, chiamavano un cameriere a cui davano 50 dollari ciascuno, io che facevo ogni sera i conti della serva, volevo proporre: ” Hey! per 30 dollari lo verso a tutti io!”
Ma non potevo. Quindi vedevo quei bigliettoni volare per una semplice spolverata di formaggio e in cuor mio pensavo : “Calloneddusu…”
Quella sera vidi per la prima volta una black American express e ricordo che sgranai gli occhi tipo Schillaci ai mondiali 90 per un rigore negato.
Ero galvanizzata da quel mondo, ma allo stesso tempo, ho cominciato ad aver paura. Ho avuto paura per la mia integrità, i miei valori e per i miei progetti che volevo conquistare da sola. Stavo passando per l’attrazione esotica della serata, la cosa importante era essere carina e sorridere. A quelli non fregava una mazza delle miei idee, del mio passato, dei miei progetti. Ero un oggetto ornamentale come le accompagnatrici degli altri due. Quella sera mi feci accompagnare a casa, non andai a bere l’ennesimo drink.
Ma soprattutto, da quel giorno ho rifiutato ogni appuntamento senza i miei amici del ristorante con quell’uomo che dopo il terzo rifiuto, sicuramente già stava dicendo le stesse cose che aveva detto a me, a un’altra giovane sbarbina intraprendente e con l’accento sexy. Ho detto di no soprattutto per non cedere alla tentazione, quella era una vita scintillante che non mi sarei mai potuta permettere, e un prezzo lo aveva, eccome. Ho pensato che forse non avrei avuto la forza di dire no ancora… Perché lavorare in ristorante era faticoso e i soldi erano sempre pochi.
Sta a te decidere se “rovinarti” la carriera o la vita.
Poco dopo decisi di tornare in Sardegna, di realizzare i miei sogni qui perché era qui che volevo stare, il resto lo sapete e, giuro, non me ne sono mai pentita.
Ogni tanto, però, ci penso, e penso se avessi detto si, penso a cosa sarebbe potuto succedere e a quanto quel giro di ricatti poteva crescere per arrivare in alto.
Perché vi ho raccontato tutta questa storia? Perché io credo che se un produttore ti chiede un massaggio in privato, ti sta apertamente mettendo davanti a un ricatto, perché di lì a poco ti metterà molto probabilmente le mani sotto la gonna e ti prometterà qualche parte in qualche film.
E tu sai tutto, fin dal primo istante, a meno che non sia una stupida.
Se tu accetti, sei tu che accetti tutto e a quel punto, sono cazzi tuoi.
Questo mondo non accetta la debolezza, un pò come la legge che non ammette ignoranza.
E’ terribile, ma è così.

Le violenze sessuali, secondo me, sono ben altre.


In questo articolo: