Livelli rumore notturno anche 8 volte superiore al consentito. La notte in piazza Yenne dormire è impossibile. La causa? La movida. Fatta di avventori dei locali, passanti, ma anche dei gruppi che si affollano al distributore automatico di sigarette e al traffico di auto che attraversa piazza Yenne sulla direttrice largo Carlo Felice-via Santa Margherita. E’ l’Arpas a confermare, ancora una volta, il dramma dell’inquinamento acustico di Stampace e identifica la causa nelle attività di mescita su suolo pubblico. L’azienda regionale che si occupa di inquinamento (in questo caso di quello acustico) ha reso noti in questi giorni i rilevamenti fonometrici eseguiti nel mese di luglio 2020 in un’abitazione di piazza Yenne, a seguito delle ripetute proteste dei residenti del quartiere Stampace.
Le cause dell’inquinamento acustico sono ben evidenziate nella “relazione tecnica” Le sorgenti sonore all’origine delle immissioni sono risultate riconducibili prevalentemente alla pluralità delle attività di mescita all’aperto nelle aree di suolo pubblico date in concessione ai pubblici esercizi, sedi di stabili ed autonomi affollamenti di avventori che fruiscono del servizio ai tavoli, realizzandovi un continuo chiacchiericcio incontrollato, risultato frequentemente degenerare in risate, urla e schiamazzi, con conseguente implemento degli effetti del disturbo percepito …” .
Inoltre la “relazione dell’Arpas asserisce che i rilevamenti risultano rappresentativi non solo dell’ambiente abitativo in cui sono stati realizzati bensì “della generalità degli ambienti abitativi che prospettano sulla medesima piazza Yenne e che la “cosiddetta movida cagliaritana é causa, da sola, del netto superamento del valore limite assoluto di immissione ”.
“I livelli di rumore accertati in diverse ore della notte sono oltremodo preoccupanti”, scrive Enrico Marras, del comitato “Rumore No grazie”, “e comunque tali da essere gravemente pregiudizievoli della salute dei residenti” Sono stati certificati livelli di rumore di circa 8 volte superiori a quello massimo consentito a finestre aperte (50 decibel) e di circa 16 volte superiori a quello massimo consentito a finestre chiuse (30 decibel).
“Una condizione che rende invivibili i luoghi di vita domestica e che induce alla fuga dalla città”, aggiunge Marras, “almeno per chi se lo può permettere. Un abbandono che in tanti hanno già messo in atto e che altri possono solo sognare.
Di fronte a questo disastro ambientale”, aggiunge, “che conferma quanto già certificato ripetutamente dal 2013 ad oggi (disastro attestato anche in giudizio con condanna del Comune nel 2015), il Sindaco è responsabile per legge della salute dei cittadini e non può essere spettatore assente e passivo come è successo sino ad oggi. Deve agire con tempestività ed urgenza come impongono la Costituzione e la Legislazione sanitaria in materia di inquinamento acustico.
Inoltre”, conclude, “anche la Regione non può continuare a sfuggire ai suoi obblighi: deve avviare con immediatezza le procedure di commissariamento per la Redazione del Piano di Risanamento Acustico, stante la decennale inadempienza del Comune di Cagliari. L’immobilismo delle istituzioni allontana ancor più i cittadini dalla politica e li induce alla ricerca di tutela nella magistratura. Altri processi incombono”.








