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Cinema palestinese a Cagliari, al via la rassegna al Teatro Massimo

di Redazione Cagliari Online
18 Febbraio 2023
in cultura

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Cinema palestinese a Cagliari, al via la rassegna al Teatro Massimo

Prende il via il 21 febbraio, al Teatro Massimo di Cagliari, la XIX edizione di Al Ard Film Festival. Organizzato dall’Associazione Culturale Amicizia Sardegna Palestina ODV, con il contributo finanziario della Regione Autonoma della Sardegna,  la collaborazione dell’Università degli Studi di Cagliari e della Società Umanitaria – Cineteca Sarda, e patrocinato dal Comune di Cagliari, Al Ard Film Festival è ormai un consolidato appuntamento cinematografico che da quasi vent’anni apre al pubblico italiano e internazionale gli orizzonti della Palestina e del Mondo Arabo, presentando ogni anno decine di film di autori palestinesi, arabi, italiani e internazionali.

Il programma del Festival è stato presentato ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa, nella sala consiliare del Comune di Cagliari, alla presenza di Edoardo Tocco Presidente del Consiglio comunale di Cagliari, Mariangela Pedditzi dell’Associazione Culturale Amicizia Sardegna Palestina ODV, di Antonello Zanda Direttore della Cineteca Umanitaria Sarda, di Maria Paola Fanni Presidente della FICC, Patrizia Manduchi docente dell’università di Cagliari, Franca Piras già docente ed esperta del mondo arabo.

“Saranno cinque serate, dal 21 al 25 febbraio, con proiezioni, incontri con registi sardi e internazionali che anche quest’anno saranno presenti in sala, dibattiti, eventi nelle scuole e tanto altro. Le proiezioni dei film si susseguiranno tutti i giorni dalle ore 16 alle ore 22, intervallate dagli incontri con i tanti ospiti che quest’anno saranno presenti alla manifestazione – ha spiegato Mariangela Pedditzi –“Abbiamo ricevuto oltre cento pellicole da 30 Paesi tra cui Italia, Libano, Giordania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Iraq, Germania, Regno Unito. Di queste, la Commissione esaminatrice ne ha selezionato trentuno, di cui sette saranno premiate nella serata finale”.

“La Giuria del Festival è composta da esperti di cinema e registi internazionali: Monica Maurer (madrina del Festival, regista e documentarista tedesca), Andrea Mura (regista e documentarista sardo), Patrizia Manduchi (docente Università di Cagliari), Filippo Kalomenidis (scrittore e sceneggiatore), Antonello Zanda (Direttore Cineteca sarda), Franca Gabriella Piras (già docente Università di Cagliari), Wasim Dahmash (già docente palestinese Università di Cagliari e traduttore), Ibrahim Nasrallah (scrittore e poeta palestinese), Almohannad Alkhatoum (regista siriano), e May Odeh (regista e produttrice palestinese)”, ha specificato Mariangela Pedditzi.

“Il festival è una specie di termometro di tutte le questioni arabe viste con gli occhi dei registi e del cinema – aggiunto Antonello Zanda -. Al Ard Film Festival è ormai un festival conosciuto anche a livello internazionale grazie all’impegno costante dell’Associazione”.

“Le proiezioni del Festival vengono precedute sempre da incontri preparatori con gli studenti universitari sulle tematiche dei film – ha spiegato Patrizia Manduchi – . E’ davvero un miracolo che questo festival sia così longevo, non è scontato e spesso sono realtà boicottate”.

“Abbiamo da tempo un rapporto di amicizia con la Associazione Sardegna Palestina – ha commentato Maria Paola Fanni – questi incontri con le scuole sono molto importanti per far capire davvero le ragioni”.

Si inizia il 21 febbraio alle ore 17.30 con il corto “Warsha”, della regista libanese Dania Bdeir, seguito “The Silent Protest: 1929” della regista e ricercatrice di Gerusalemme Mahasen Nasser, docente al Dar al-Kalima University College of Arts and Culture di Betlemme, che  incontrerà il pubblico al termine della proiezione.  Subito dopo sarà proiettato il film “Last May in Palestine” del documentarista palestinese Rabeea Eid, anche lui ospite del Festival Al Ard. Il 6 maggio 2021, i palestinesi di Gerusalemme Est diedero vita a dure proteste contro le politiche israeliane di pulizia etnica, in atto nella città e nel quartiere di Sheikh Jarrar. Il giornalista Rabeea Eid fa ritorno in Palestina dal Regno Unito nel maggio 2022, in concomitanza con l’assassinio della giornalista Shereen Abu-Akleh, rivive gli eventi documentati a Haifa un anno prima e si interroga sul ruolo del giornalista in situazioni così estreme.

Tutte le opere selezionate dalla giuria aprono finestre su realtà altrimenti invisibili, come ad esempio quelle che illuminano il caso dei ragazzi egiziani che fecero la rivoluzione del 2011 e oggi sono in esilio o nelle carceri egiziane  (“Ethbet!”di Matteo Ferrarini – mercoledì 22 febbraio, ore 18.15) oppure la situazione in Libia vista dall’interno e dall’angolazione particolare di una giornalista italiana in Libia dove viveva col compagno libico (“Telling my Son’s Land di Ilaria Jovine” di Roberto Mariotti – venerdì 24 febbraio ore 16); o ancora quelle ambientate in Tunisia che raccontano le lotte delle donne per l’uguaglianza (“Women Hold Up Half” the Sky di Mariam Shahine George Azar –  venerdì 24 febbraio ore 19.50).

I temi palestinesi invece spaziano dalla situazione nella sempre assediata Striscia di Gaza e dalla precarietà della vita nei campi profughi, alle infinite implicazione dell’occupazione militare israeliana (come “Yalla” di Carlo D’Ursi – martedì 21 febbraio ore 202.20, “Not Just Your Picture -The Story of the Kilani Family” di Anne Paq e Dror Dayan – giovedì 23 febbraio ore 18.50, “Behind the Fence” di Tamara Abu Laban – mercoledì 22 febbraio ore 17).

La XIX edizione porta anche una novità nel programma: una rubrica interamente dedicata al tema della Terra (Sa Terra) che ospita registi sardi che hanno realizzato film e corti a tema: ad aprire la nuova sezione sarà il regista Salvatore Mereu con “Bentu” il 21 febbraio alle ore 20.40, seguito da Alberto Diana con “Fango rosso” il  23 febbraio alle ore 20.15. Conclude la rubrica il regista Tomaso Mannoni con “The wash” 25 febbraio alle ore 19.30.”Un ponte di amicizia tra la terra sarda (Al Ard vuol dire “la terra” in arabo) e la Palestina- ha spiegato Mariangela Pedditzi – “Sa terra” vuole essere uno sguardo sul cinema sardo dentro “Al Ard Film Festival. Abbiamo aperto una finestra sul tema ambiente con i tre registi sardi ospiti”.

Mercoledì 22 febbraio 2023, alle ore 8.30, torna il consueto l’appuntamento annuale con “Palestina in cattedra”, incontro riservato a oltre 200 studenti delle scuole medie superiori, durante il quale sarà presentata agli studenti una panoramica storico-geografica della situazione politica palestinese-israeliana, seguita dalla proiezione del film “Erasmus a Gaza” di Chiara Avesani e  Matteo Delbò (DIG Award Best Reportage Long; Premi del Jurat Jove DocsBarcelona, Premio AAMOD al Rome International Documentary Festival). Saranno anche presentati e proiettati i corti vincitori della prima edizione del concorso “Al Ard Scuola”, realizzati dai ragazzi e dalle ragazze delle scuole superiori che hanno aderito al progetto (ISS Einaudi Bruno di Muravera, Liceo artistico Foiso Fois di Cagliari, IIS Zappa Pitagora di Isili).

Venerdì 23 febbraio, alle ore 11.30, si terrà un incontro tra i registi e le associazioni culturali di San Sperate, presso la sede di Antas Teatro a San Sperate. Una tavola rotonda per parlare del rapporto tra cinema e territorio dove artisti locali e registi stranieri si confronteranno sul tema del cinema oggi e della cultura a tutto tondo.

La serata finale del 25 febbraio 2023 vedrà la premiazione di film vincitori. Sono 7 i premi che saranno assegnati nel corso della serata: miglior documentario, miglior regista emergente, miglior film sulla Palestina, miglior cortometraggio-documentario, miglior cortometraggio-fiction, il premio assegnato dal pubblico e il premio assegnato dall’associazione Sardegna Palestina che quest’anno è dedicato alla memoria di Ghassan Kanafani.

Sempre il 25 febbraio, a conclusione della premiazione dei film vincitori della XIX Edizione, si svolgerà il concerto “Status quo” del cantautore Jowan Safadi. Artista che oltre a esplorare, attraverso la sua produzione musicale Free Arab Rock, l’esperienza di essere palestinese all’interno di uno stato razzista, trasmette anche le rivendicazioni del mondo arabo.

L’ingresso è libero e gratuito e non è necessario prenotare.

 

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