“Ci vediamo alla Carapigna”, questo era il motto dei giovani rampanti negli anni Ottanta ed inizio anni Novanta. Carapigna vuol dire granita, ma trenta e passa anni fa richiamava alla mente più che altro il nome di una gelateria alla moda, dove nel muretto di fronte all’ingresso di via Monte Mixi, si dava appuntamento la gioventù cagliaritana per fare cricca e decidere sul proseguo della serata. All’epoca non esistevano i social, quindi occorreva vedersi di persona, faccia a faccia per decidere tutti insieme il da farsi, poi c’erano gli inviti delle discoteche, i colorati e fantasiosi cartoncini artatamente sparpagliati tra i banconi in vetro, ma i ricercatissimi free pass erano ovviamente vicino alla cassa, un plus per chi metteva la mano in tasca per prendere e poi aprire il portafoglio. La Carapigna aveva fama di un posto tranquillo, l’assenza di “gaurri” era quasi certificata, la postura rigida ed il maglioncino bianco sulle spalle era il passaporto dei “ragazzi di buona famiglia”, quelli che tranquillizzavano le mamme più ansiose. Al bellimbusto faceva eco la ragazza che sbiscicava le parole, “.. sembra che parli con una patata in bocca”, diceva quello..
A poca distanza “l’aspirante fighetto” osservava il maestro per studiare le mosse ed estrapolare strategie e tattiche vincenti, forse per diventare un giorno come lui, ma quasi sempre era questione di cognomi, di miti, e di apparenze, nulla di nuovo nemmeno allora insomma. Passano gli anni ed il maglioncino bianco inizia ad ingiallirsi, è tempo di cambiare location e di lasciare spazio alle nuove generazioni, rapidamente Sa Carapigna si trasforma in ricettacolo di nostalgici per poi spegnere le luci e chiudere definitivamente.











