Sulla notizia della realizzazione di un hot spot galleggiante per accogliere i migranti nel porto di Cagliari, che secondo le previsioni del Viminale potrebbe vedere da ora alla stagione estiva lo sbarco di almeno 5 mila persone si pronuncia anche la CGIL. A cui non piace per niente l’ipotesi del governo perché dicono:“E’ una barriera in più, che accresce le difficoltà e rischia di negare l’accoglienza dovuta ai migranti, segregandoli a distanza.
Per il sindacato in questo modo non risolve il problema e, anzi, contribuisce ad avvilire quella dimensione umanitaria indispensabile a chi fugge da situazioni di grave pericolo e sfruttamento. “
Non possiamo non affrontare con responsabilità ciò che accade sull’altra sponda del Mediterraneo – ha detto il segretario generale della Cgil Michele Carrus sottolineando che “esiste una dimensione europea del problema che va affrontato con macro-politiche internazionali, ma occorre anche un impegno maggiore in ogni livello di governo e responsabilità, dallo Stato alle Regioni fino alle comunità locali”
In questi ragionamenti si inserisce il progetto della Cgil che sta già muovendo i primi passi nell’Alta Marmilla in via sperimentale e propone un nuovo modello di accoglienza, diffusa nel territorio e duratura perché incentrata sull’integrazione di interi nuclei familiari di migranti nelle attività economiche e sociali dei piccoli centri delle aree interne. Ciò porterebbe anche alla rivitalizzazione di aree soggette allo spopolamento e darebbe un contributo al calo demografico che caratterizza la nostra regione. Un progetto pilota, quello dell’Alta Marmilla, che il sindacato vorrebbe replicare, con il sostegno della Regione e degli Enti locali anche in altre realtà della Sardegna.
“Occorre sfatare alcuni luoghi comuni basati sulle paure ataviche quanto irrazionali del diverso” – ha spiegato Michele Carrus aggiungendo che “le statistiche dicono che il numero di reati commessi da immigrati è percentualmente nettamente inferiore a quello legato dei reati commessi da italiani e, per quanto riguarda il tema del lavoro, abbiamo bisogno di risorse umane in molte attività nelle quali sono carenti e che implicano diversi livelli di qualifiche e specializzazioni”.
Un altro mito da sfatare è quello per cui il nostro Paese spenderebbe cospicue risorse per l’accoglienza dei migranti: “Niente di più falso – spiega Carrus – la realtà è che la presenza degli immigrati in Italia contribuisce per circa il 9 per cento alla produzione di reddito nazionale, pari a 123 miliardi di euro, venti circa di contributi previdenziali dei quali beneficiano solo in minima parte. Si tratta di cifre decisamente superiori a quanto invece viene investito in politiche di integrazione e accoglienza”.












