Cagliari ha un quartiere che, più di tutti, rappresenta la sua storia e la sua identità: Castello. Un luogo maestoso, fortificato, sospeso tra cielo e mare, dove ogni pietra racconta secoli di vita. Eppure oggi, passeggiando tra i suoi bastioni, l’atmosfera che si respira è quella di un luogo che sta lentamente perdendo la sua anima, come se fosse stato dimenticato.
Il silenzio di Viale Buon Cammino
Viale Buon Cammino, una delle vie più panoramiche della città, è oggi un viale silenzioso. Mentre il sole illumina la cinta muraria e la vista spazia su tutto l’abitato, la sensazione è stranamente cupa: poche persone, pochissimi turisti, un via vai limitato ai dipendenti degli uffici pubblici che lavorano nei pressi della Prefettura.
In questa grande piazza, nei pressi di Porta Cristina, è rimasto un solo chiosco. L’altro, quello che recentemente ha abbassato le serrande, ha lasciato dietro di sé un vuoto evidente. Le due ragazze che gestiscono l’unica attività sopravvissuta al viale lo dicono chiaramente: “Qui manca tutto. Non ci sono servizi, non ci sono i bagni pubblici, non c’è nemmeno un tabacchino. Come può essere una zona turistica così?”.
Servizi assenti, turisti in fuga
La mancanza di servizi elementari è uno dei problemi più sentiti. Niente bagni pubblici, nessun punto di ristoro oltre al chiosco rimasto, nessun tabacchino — il più vicino è in Piazza Yenne, un tragitto tutt’altro che comodo per chi visita la parte alta della città.
Le ragazze del chiosco non vedono nella concorrenza una minaccia, anzi, sostengono l’esatto contrario: “Chiudere l’altro chiosco ha peggiorato le cose. Quando ci sono più servizi, c’è più vita. Così invece la gente non viene, la piazza è vuota, i turisti passano oltre”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un viale enorme e bellissimo, ma privo di anima, dove chi arriva spesso decide di non trattenersi.
Un quartiere senza abitanti
Castello soffre anche un altro problema: l’assenza di una vera comunità residente. Chi percorre le sue strade oggi incontra pochi abitanti, spesso isolati, spesso marginalizzati.
Hanno chiuso anche diverse panetterie, non c’è un piccolo commercio di quartiere che possa fare da collante sociale. Le vie sembrano popolate solo da uffici e istituzioni: di mattina si vedono impiegati, di pomeriggio quasi nessuno.
L’impressione, purtroppo, è quella di un quartiere fantasma, bellissimo ma svuotato, dove manca tutto ciò che rende un luogo realmente vivo.
Un raggio di luce in una giornata grigia
Tra il silenzio e la desolazione, un’immagine ha portato un po’ di luce: un gruppo di ragazze e ragazzi cagliaritani che parlavano animatanente, appena usciti dalla Cittadella dei Musei in Piazza Arsenale.
La loro presenza ha illuminato per un momento l’area, ricordando che Castello potrebbe tornare a essere un punto di riferimento culturale e turistico, se solo venisse valorizzato.
Un patrimonio che merita attenzione
Castello è ancora oggi uno dei quartieri più belli, più importanti e più rappresentativi di Cagliari. Dalle mura, lo sguardo abbraccia la città intera. Le sue strade raccontano una storia che non ha eguali. Eppure, per chi ci lavora o per chi prova a visitarlo, la sensazione dominante è quella di un’occasione mancata.
Il quartiere rischia di trasformarsi in un luogo vissuto solo da uffici e turisti di passaggio, senza una vera vita interna. E questo sarebbe un peccato enorme: Castello dovrebbe essere un quartiere vivo, accogliente, valorizzato, non un luogo che lentamente si svuota.
Oggi la richiesta delle ragazze del chiosco, degli abitanti rimasti e dei pochi frequentatori è semplice e concreta: servizi, vicinanza, cura.
Perché un quartiere, per sopravvivere, non ha bisogno solo di bellezza. Ha bisogno di persone.











