Avete sentito il peso del suo corpo che ancora reagiva. Avete capito che era viva. Eppure, avete continuato. Avete scelto.
E ora la vostra mente è il vero luogo del delitto”.
Un lungo post e una immagine riprodotta che identifica tre individui che sorreggono il corpo di una ragazza alla base del canyon: “Vi entra nei sogni. E non se ne andrà.
Parlate. Parlate prima che sia troppo tardi. Perché dentro di voi già state parlando.
La voce vi scava da dentro. Non è la nostra. È la sua. È Manuela. Che non vi lascia dormire.
Che bussa al centro del vostro petto ogni volta che chiudete gli occhi”.
Era solo una bambina Manuela, 16 anni e tutta la vita davanti: è stata interrotta e non da un suicidio bensì “è stata violentata e uccisa”. Le nuove indagini vanno avanti, il caso è riaperto e la sua famiglia, che da sempre lotta per giungere alla verità, non risparmia appelli e nuovi dettagli scritti tra le righe. ““Lo avete fatto.
Mi avete guardata. Mi conoscevate.
Mi avete tradita.”
La vostra mente è marcia di flash che cercate di cancellare.
Il cofano. Il colpo. Il sangue. Le urla spezzate. Le mani che tremavano.
Non eri solo. E tu lo sai. Lo senti anche adesso.
Quel respiro accanto a te, mentre leggi, non è il vento. È la memoria che ti mastica vivo.
Ricordi quel pertugio a destra del cancello?
Certo che lo ricordi.
Quella notte non era buio abbastanza per nascondere il male che vi siete portati dietro.
Lo avete infilato nel cofano. L’avete chiuso con Manuela.
L’avete trascinata.
Avete sentito il peso del suo corpo che ancora reagiva.
Avete capito che era viva.
Eppure, avete continuato.
Avete scelto.
E ora la vostra mente è il vero luogo del delitto.
Lì dove Manuela cammina scalza,
con il viso coperto da quel cappuccio che le avete messo per non guardarla in faccia.
Perché il vostro crimine ha un volto. E quel volto vi conosce.
Sapete cosa dice la criminologia?
Si copre un volto solo quando si ha paura.
Solo quando il sangue è legato all’anima.
Solo quando quella persona la conosci.
E lei ti conosce.
Lo avete fatto, e dentro di voi, ogni notte, lo rifate.
Il suono delle ossa che urtano.
Il cofano che si chiude.
Le mani che spingono.
Il silenzio che non arriva mai.
Avete ucciso una persona.
Ma non riuscirete mai ad uccidere quella parte di voi che l’ha fatto.
E quella parte vi scava.
Vi rosicchia il sonno.
Vi accende sudori freddi alle tre di notte. Vi fa svegliare col battito fuori tempo.
Perché non c’è oblio per chi ha toccato il male a mani nude.
Parlate.
Confessate.
Non per Manuela.
Lei è già oltre.
Ma per voi.
Perché voi siete già all’inferno, e lo sapete.
E lì, la vostra unica compagnia… sarà lei”.