Carcere di Uta, via ai test sierologici sui detenuti per capire se il virus è entrato fra le celle

E’ iniziata anche nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta la verifica sulle condizioni di salute dei cittadini privati della libertà. Circa 230 test sierologici sono stati eseguiti su le donne e gli uomini detenuti per verificare se qualcuno di loro è venuto in contatto con il coronavirus


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E’ iniziata anche nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta la verifica sulle condizioni di salute dei cittadini privati della libertà. Circa 230 test sierologici sono stati eseguiti su le donne e gli uomini detenuti per verificare se qualcuno di loro è venuto in contatto con il coronavirus. Il progetto, avviato lunedì proseguirà per tutta la settimana e presumibilmente si concluderà martedì prossimo per l’elevato numero di persone interessate. Lo rende noto Maria Grazia Caligaris, ex consigliera regionale esponente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” esprimendo soddisfazione per l’iniziativa. “Servirà – ha detto – per tranquillizzare non solo i detenuti e i loro familiari, ma anche gli operatori della struttura detentiva che in questi ultimi due mesi sono stati sottoposti a un forte stress dovendo ottemperare alle diverse esigenze lavorative e personali”.
“Il programma di screening – ha affermato Luciano Fei, responsabile dal mese di aprile dell’area sanitaria della Casa Circondariale – è stato fortemente voluto dal Commissario straordinario dell’ATS, Giorgio Carlo Steri per individuare e ricercare gli eventuali anticorpi anticovid19 nelle persone. Il test, che consiste in un prelievo di sangue pungendo un dito, è stato fatto innanzitutto al personale sanitario. Pur essendo rapido, offre importanti informazioni. Qualora dovesse riscontrarsi un esito positivo, si procederà invece con il vero e proprio tampone nasofaringeo. In questo caso la persona dovrà restare in isolamento finché non sarà chiarita l’eventuale positività al virus. La struttura sta operando con tutte le precauzioni del caso. Ciascun detenuto dispone delle protezioni individuali come del resto i Sanitari impegnati nello screening. L’auspicio – ha concluso Fei – è che si concluda senza elementi negativi, ma anche in quel malaugurato caso l’organizzazione è in grado di garantire in totale sicurezza la soluzione. Il test rapido verrà poi esteso anche agli Agenti della Polizia Penitenziaria”.
“L’iniziativa dell’ATS – ha sottolineato Marco Porcu, direttore della Casa Circondariale “Ettore Scalas” – è stata accolta positivamente dall’Istituto che finora non ha riscontrato nessun caso di Covid19. La decisione di chiudere gli accessi e di garantire i colloqui con i familiari attraverso le videochiamate è risultato finora la migliore strategia. Adesso aspettiamo le decisioni del Governo e del Ministero della Giustizia sulla riapertura dei colloqui. Riteniamo però che ciò possa avvenire solo quando le condizioni saranno davvero sicure. Le strutture detentive sono luoghi particolarmente sensibili dove non è possibile garantire il distanziamento sociale. Occorre quindi – ha concluso Porcu – andare molto cauti. Non dobbiamo avere fretta, aspettiamo fiduciosi le decisioni del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria”.
“Le Volontarie di SDR – ha evidenziato la Presidente Elisa Montanari – sperano di poter riprendere al più presto i colloqui con le persone private della libertà e le diverse attività di solidarietà”


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