Questo non è un caso isolato: se ne sono verificati altri nelle scorse settimane”. Non solo Carbonia, bensì in molti altri comuni del Sud Sardegna siringhe e resti di sostanze vengono abbandonati nei luoghi pubblici come strade e aiuole.
“A primo impatto ogni volta che si verificano situazioni di questo tipo, mi chiedo una cosa: che bisogno c’è di farsi (drogarsi) in pieno centro cittadino e in luoghi potenzialmente frequentati dai bambini?
Ovviamente il tema è più complesso. Esiste una sottovalutazione dell’argomento. Non fa più notizia o paura come in passato. La conseguenza: da parecchi anni le comunità di recupero sono state depotenziate nei finanziamenti e dunque nel loro ruolo e in generale potenziale di accoglimento. Sì è preferito cronicizzare il problema con i Ser.D. – che non recuperano i tossicodipendenti ma li “stabilizzano”. Non si comprende l’impatto delle nuove droghe e si dà per scontata (sbagliando) l’irrilevanza di quelle tradizionali.
Se domani arrivasse in maniera massiccia (già è presente) l’ondata del fentanyl ne verremo travolti. Gli USA insegnano”.
Un tema che riguarda tutti, dalle istituzioni ai privati, “un Comune può convocare tavoli, sollecitare, sensibilizzare. Come in questo caso far pulire. Però è un tema che esiste e che riguarda tutti. In particolare chi ha figli. Perché la droga è subdola e nessuno (la letteratura in materia insegna) può sentirsi al sicuro.
Insomma, va ribadito che il problema esiste e non bisogna mai girare la faccia dall’altra parte”.