di Paolo Rapeanu
Camara Solo studia e gioca a calcio. Non nel suo paese natale, la Guinea, “sono dovuto andare via perché avevo dei problemi e non potevo più restare”, ma a Cagliari. Da due anni è la sua nuova casa, la città capoluogo della Sardegna: “È bellissima, alcuni cagliaritani sono bravi e alcuni cattivi, come dappertutto, anche in Africa è così. Vivo nel centro Il Sicomoro con altri ragazzi africani, ho superato l’esame di terza media e l’anno prossimo sarò alle superiori”, anche se “non so ancora se avrò la possibilità di studiare”.
Nel suo futuro, il 18enne vede due mondi, distanti tra loro ma entrambi interessanti: “Vorrei diventare ingegnere o fare il calciatore. Mi piacerebbe restare a Cagliari, se ne avrò la possibilità”. E, in un periodo dove il tema degli “stranieri” è tra i principali dell’agenda politica dell’Italia, con frasi quali “prima gli italiani” che escono dalle bocche di una parte della stessa popolazione italiana, Camara è sicuro: “Non mi piace parlare tanto di politica, dico solo che non bisogna giudicare noi africani, ma capire cosa vogliamo. Quando vedo un italiano non lo giudico, prima conosco la persona”.








