I sacchi di sabbia accatastati sui leoni stilofori del Duomo in Castello o le barriere posizionate davanti al portale di San Saturnino. Sono solo un paio degli esempi, dei quali viene resa pubblicamente traccia dopo settantacinque anni, dell’amore dei cagliaritani per l’immenso patrimonio artistico cittadino anche in tempi di guerra. È il 1943, Cagliari sta per finire sotto le bombe: oltre a salvarsi la pelle, molti cittadini scelgono di preoccuparsi dei monumenti sparsi soprattutto per il centro storico. Immagini indelebili, destinate a restare per sempre nella memoria collettiva dopo oltre sette decenni grazie al maxi libro “Cagliari fragili immagini”, realizzato dalla Soprintendenza con il contributo di Mibact e Gioco del Lotto.
“È uno sguardo nel passato parziale, un’anticipazione di un lavoro più complesso, sono infatti settemila le lastre in nostro possesso”, spiega il soprintendente Fausto Martino, “tra quelle contenute nel volume le più affascinanti sono proprio quelle che mostrano l’amore per il patrimonio artistico della propria città da parte dei cagliaritani. Mentre le bombe stavano per arrivare nel 1943, con sacchi di sabbia hanno difeso vari monumenti, dal Duomo a San Saturnino, mostrando che, nonostante i problemi rilevantissimi derivanti dalla guerra c’era la preoccupazione di salvare l’arte. È un fatto che, oggi, deve portarci a riflettere”.