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Si definiscono “i nuovi precari”. Sono i lavoratori di Deliveroo, realtà internazionale specializzata nelle consegne a domicilio di cibo. Pizze, panini, patatine: un tempo c’erano solo i portapizze, ora spuntano i “riders”. Col proprio motorino o auto attendono, soprattutto di sera, i messaggi di avviso di consegna. “Fa tutto un computer”, spiegano, “di nome Frank. Nessun essere umano, è tutto automatizzato”. Sin dall’iscrizione: “Zero contratti, chiunque può farlo ed è per questo che c’è una guerra tra poveri. Devi dare la tua disponibilità la sera e poi sperare di essere contattato”. A Cagliari sono tanti – quasi tutti giovani – i ragazzi e le ragazze che riescono a guadagnare qualcosina con Deliveroo. Ma alcuni di loro sono sul piede di guerra: “Corriamo per strada, tra una consegna e l’altra, rischiando la vita, nel traffico, senza copertura assicurativa che ci tuteli. Non abbiamo ferie. Malattia. Non abbiamo alcuna garanzia sul nostro futuro. Nessun prospettiva di assunzione, con la spada di Damocle del tetto dei 5mila euro sulla ritenuta d’acconto. Con il ricatto dell’apertura di una partita iva che non ci possiamo permettere. Per chi riesce poi ad aprirne una, potrebbe vedersi azzerata la possibilità di lavorare da un momento all’altro, come già sta accadendo”.
Capofila delle proteste è Riccardo Piras, 27enne di Uta: “Noi rider sardi chiediamo la garanzia di almeno 40 ore settimanali, o trenta, a seconda della fascia di appartenenza. Paga minima di 5 euro a consegna, visualizzazione del compenso per consegna al netto delle imposte e più chiarezza sull’algoritmo che gestisce le gmfaxe orarie”. Cagliari Online ha raccolto le testimonianze di vari “drivers” cagliaritani, le loro storie si possono leggere nel corso delle prossime ore sul sito www.castedduonline.it