di Guido Sarritzu
In data 6 dicembre 2016 la Società Casa di cura Villa Elena s.r.l. avviava procedura di licenziamento collettivo per 6 lavoratrici, a seguito della sospensione dell’attività del Punto nascita avvenuta in data 24 febbraio 2016. Già con lettere del 27/04/2016 e del 06/06/2016 era stata avviata una analoga procedura, terminata con la sottoscrizione in data 30/08/2016 di un accordo di CIG in deroga, in quanto durante la fase amministrativa presso l’A.S.P.A.L. le scriventi OO.SS. chiedevano un aggiornamento della riunione, volendo affrontare altre soluzioni per evitare lo stato dei licenziamenti, facendo presente che a breve ci sarebbe stato un incontro con gli Assessorati alla Sanità e al Lavoro, in ordine alla riqualificazione e, ricollocazione nelle strutture pubbliche del personale in esubero a seguito della chiusura dei punti nascita.
A tutt’oggi, nonostante gli impegni assunti dall’Assessore alla Sanità e dal suo Capo di Gabinetto, di ricercare una soluzione che potesse evitare la perdita dei posti di lavoro, riscontriamo da parte dello stesso, la totale indifferenza nei confronti della vertenza nonché, la totale insensibilità nei confronti delle lavoratrici. Dal 22 giugno 2016, infatti, data dell’ultimo incontro, le scriventi OO.SS. non hanno ricevuto alcuna comunicazione, tantomeno alcun riscontro in merito alle richieste di incontro, ultima inviata in data 6 dicembre 2016. Non essendo mutate le condizioni e considerato l’assordante silenzio da parte dell’Assessorato Regionale alla Sanità, in data odierna è stato sottoscritto un verbale di mancato accordo ai sensi dell’art. 4 comma 5 L.223/91 e successive modificazioni. Nel prendere atto dell’inspiegabile comportamento dell’Assessorato regionale alla Sanità e, delle dichiarazioni rese dalla Casa di cura, dalle quali si evince che sussistono a tutt’oggi le cause che determinano le eccedenze di alcune figure professionali a seguito della chiusura del punto nascita, forti dell’impegno assunto dall’Assessore Arru, il quale dinnanzi alle preoccupazioni palesate pubblicamente dalle scriventi, ha sempre ribadito che non si sarebbe perso un solo posto di lavoro, (è opportuno ricordare che n.3 lavoratrici della Casa di cura Sant’Anna sono già state licenziate), le OO.SS. hanno chiesto alla Casa di cura, senza ottenere alcun risultato, di valutare ulteriori misure sociali di sostegno al reddito che permetterebbe (sempre ci sia ancora la volontà da parte delle Istituzioni) di trovare adeguate misure finalizzate a fronteggiare le conseguenza sul piano sociale derivanti da una eventuale riduzione di personale.










