Cagliari, primi caffè a distanza nei bar riaperti: “Meno tavolini e addio aperitivi”

Viaggio nelle caffetterie nella prima mattina post lockdown. Gel per le mani, mascherine e un metro di distanza obbligatori: “Speriamo nel buon senso dei clienti, lo Stato ci ha fatto vivere due mesi di confusione”. E voi avete già fatto colazione al bar?


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Su le serrande, pulsante “on” sul macinacaffè e macchine accese. Anche a Cagliari riaprono i bar dopo due mesi di lockdown e, già dalle primissime ore, vale la regola delle “dita incrociate”. Le nuove regole per evitare possibili contagi da Coronavirus parlano chiaro: baristi con guanti e mascherine, clienti a metro di distanza e gel e igienizzati sempre a disposizione all’ingresso. O così, o il rischio di multe è elevato. E, da via Roma alla zona di San Benedetto, qualche cagliaritano torna ad affacciarsi, timidamente, nelle caffetterie: un caffè e una pasta, un cappuccino e un bicchiere di acqua frizzante, un the: i primi acquisti sono in linea con quelli del passato, ma molti baristi cagliaritani concordano su un punto: “Adesso spetta al buon senso dei clienti di voler rispettare le regole, noi lo stiamo già facendo. Dal Governo non abbiamo avuto molti aiuti”. 

Umberto Concas, da decenni, gestisce un bar in via Foscolo: “La cassa integrazione per i dipendenti non è ancora arrivata, solo promessa mese dopo mese. Dal Governo è mancato tutto, ci hanno fatto chiudere dall’oggi al domani. Non so se chiederò il finanziamento-prestito, devo ancora parlarne con la mia banca. Alla fine ci è andata bene per la distanza di un metro, ho comunque dovuto rinunciare a un po’ di tavolini, circa il 40 per cento. Gli aperitivi? Non penso di proporli, non avrebbe senso mettere una persona in un tavolino e un’altra in un altro”. Ignazio Cherchi, barista di via Tola: “Mi affido al buon senso dei clienti, ho tentato l’asporto dalla settimana scorsa ma non è andato bene. Siamo un bar a conduzione familiare, all’ingresso c’è il gel igienizzante per le mani, se il Governo ci aiutasse con le spese non sarebbe male. I seicento euro? Li ho chiesti e li ho ricevuti solo l’11 maggio”. 


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