Cagliari, porto canale chiuso da un anno: 120 milioni bloccati e lavoratori in cassa integrazione

Lo scandalo dello scalo industriale di Macchiareddu, bloccato a causa di un vincolo del 1967 che protegge la spiaggia di La Playa che non esiste più: un pasticcio burocratico che frena lo sviluppo dell’infrastruttura, congelando tutti i finanziamenti e mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro. Il Comune in pressing sul Governo


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E’ chiuso da un anno. Perché non è competitivo rispetto agli altri porti del Mediterraneo per le attività di transhipment. Potrebbe diventarlo grazie all’istituzione della Zona Franca doganale e delle nuove infrastrutture. Ci sono i progetti e perfino i soldi. Ma purtroppo il porto canale di Cagliari è vincolato come spiaggia di La Playa, pazienza se questa sia stata cancellata per sempre da decenni. Il vincolo esiste e frena ogni progetto. Così da un anno lo scalo è praticamente chiuso e i lavoratori sono a casa e 120 milioni per il rilancio sono fermi. Ieri il consiglio comunale ha votato all’unanimità un ordine del giorno della commissione Politiche del mare (primo firmatario il presidente Raffaele Onnis, Riformatori) per chiedere un tavolo tecnico permanente per portare lo scalo fuori dall’emergenza.
Nello scalo del Porto Canale di Cagliari si è assistito negli ultimi anni ad un progressivo e inesorabile calo della movimentazione merci che ha portato all’inevitabile recente “chiusura” del porto con la conseguente cassa integrazione dei dipendenti.
Ora c’è il bando, presentato dall’Authority per la gestione del porto canale e che prevede l’affidamento in concessione dello scalo con clausole vincolanti per il futuro gestore che dovrà garantire un’attività di transhipment minima su base annua.
Purtroppo però il porto è bloccato da un vincolo paesaggistico del  marzo del 1967, relativo alla “Dichiarazione di notevole interesse pubblico della spiaggia di La Plaja”, spiaggia che, ormai non esiste più. Il vincolo però esiste ancora e comporta l’impossibilità o tempi inaccettabilmente lunghi per l’ottenimento dei nullaosta paesaggistici, indispensabili per lo sviluppo infrastrutturale e logistico dello scalo di Macchiareddu. A causa di questo pasticcio burocratico sono congelati 120 milioni di euro (90 per la cantieristica navale e 30 per opere infrastrutturali)
Più volte l’Autorità Portuale ha chiesto la rimodulazione del vincolo per le aree portuali e anche il Consiglio Comunale nell’ottobre scorso ha approvato all’unanimità un ordine del giorno per il rilancio dell’infrastruttura. E così per dare un’accelerata ieri il consiglio comunale ha dato il via a un tavolo tecnico di interlocuzione “permanente” con tutte le parti interessate e  i soggetti coinvolti nelle scelte determinanti per il futuro (Regione Sardegna, Autorità Portuale, Autorità Marittima, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dei Trasporti, dello Sviluppo e dell’Economia, Sovrintendenza, MIBACT e parti sociali) al fine di determinare e intraprendere tutte le azioni utili al rilancio dell’infrastruttura portuale
Nello specifico viene chiesto il superamento del vincolo, l’istituzione della Zona Economica Speciale e della Zona Franca Doganale interclusa, lo sviluppo infrastrutturale con l’installazione delle nuove gru (che consentano il banchinamento e il transhipment dei container con le grandi navi di ultima generazione e rendendo lo scalo competitivo con gli altri porti del Mediterraneo), lo sviluppo e la differenziazione delle attività portuali (con la cantieristica e il rimessaggio orbitanti intorno all’infrastruttura) e il trasferimento dei traffici commerciali, rinfuse solide e passeggeri, dal Porto Storico al Porto Canale. Infine si cercherà di  incentivare le nuove imprese, soprattutto verso i settori manifatturiero, logistico e delle nuove tecnologie, anche tramite il coinvolgimento della Regione, dell’Università e del Cacip.


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