Il Corso Vittorio si trasforma in una polveriera con, a contorno, la polvere dell’ennesimo cantiere. Tutto pedonale da subito dopo piazza Yenne fino a via Caprera, ed è il valzer delle serrande abbassate. Chi resiste ancora ha le casse mezzo vuote e il corpo pieno di rabbia fino all’orlo. Ci sono le 456 firme raccolte per una petizione che chiede il ritorno dei pullman e, se non il ritorno delle automobili, almeno delle fasce orarie durante le quali le auto possano tornare a transitare nella storica strada cagliaritana. Tantissime firme, sia di residenti sia di commercianti. Tutti uniti in un unico grido: “Salviamo il Corso!”.
“Il Comune ci ha preso in giro, non ha mai rivisto i sensi di marcia ed ha levato i mezzi pubblici. Venire a fare acquisti, qui, è diventata un’impresa”, dice Giampaolo Marras, titolare di un negozio di abbigliamento. Elisabetta Bolla ha un negozio storico di giocattoli: “Aspetto i clienti che non arrivano, sono anche residente e mi tocca parcheggiare all’Anfiteatro romano. La situazione è insostenibile, le macchine devono tornare a passare nel Corso, le strade dello shopping progettate in questo modo non servono a nulla”. Accanto a lei c’è un’altra negoziante, un’erborista: “Lavoro qui da 37 anni, il Corso è isolato completamente, per farmi consegnare le merci devo patire le pene dell’inferno. Nella strada vivono tanti anziani e disabili che non sanno più come spostarsi”. Francesco Iervolino ha un negozio di tessuti e biancheria per la casa: “Sono contrario alla pedonalizzazione, il Corso chiuso al traffico non ha senso, non ci sono parcheggi ai margini.
Le vendite in calo del trenta per cento. Il Comune rimbalza le nostre proposte e non ci aiuta neanche abbassandoci le tasse”. Il gioielliere Luca Iorio, tra i principali promotori della petizione, è netto: “Clienti in calo del 50 per cento, senza bus e parcheggi è una follia. Il Corso non è pubblicizzato, ci sono pure furbetti che spostano le fioriere per entrare con l’auto, tanto non controlla nessuno. La strada è uno schifo, se non cambia nulla chiuderò l’attività entro un anno, e qui resteranno solo venditori di kebab e confusione soprattutto la notte. Alcuni assessori mi hanno detto che gli anziani si devono arrangiare, pazzesco”. L’ottico Stefano Pirodda: “La pedonalizzazione è il problema principale, sono qui dal 1989 e registro un calo di affari del quaranta per cento. Sono stato costretto a ridurre il personale, dispiace che una via simile sia stata abbandonata dal Comune”.










