Cagliari, l’incubo di un operatore sanitario: “Positivo al Covid da 3 mesi, posso lavorare solo nella clinica privata”

Dichiarato guarito il 4 dicembre dopo ventisei giorni, poi i nuovi tamponi tutti positivi. G.F., 50 anni, sta vivendo un dramma: “Visite mediche negate, non posso nemmeno lavorare come libero professionista, sto perdendo molti clienti: non sono contagioso ma non posso vivere la mia vita, assurdo”


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Da oltre tre mesi combatte per guarire definitivamente dal Coronavirus. L’ultimo tampone, però, fatto il 12 febbraio scorso, risulta ancora positivo. Due mesi prima, però, ecco il certificato ufficiale, firmato dal servizio di Igiene pubblica dell’Ats, del “termine provvedimento di isolamento per guarigione”. La data è del 4 dicembre e lui, G.F., operatore sanitario 50enne, vive quel giorno come la fine di un incubo. Ignaro, invece, che la luce in fondo al tunnel fosse ancora lontanissima. I tamponi successivi, infatti, sono risultati “tutti positivi”, spiega il cinquantenne. “In famiglia tutti hanno avuto il Covid, sono l’unico che non è ancora guarito”. Imbrigliato da oltre tre mesi nelle fitte maglie del virus, racconta di una vita che è cambiata e che, stando alle sue parole, avrebbe raggiunto picchi di assurdità: “Ho alcune patologie gravi. A novembre vengo contagiato, a dicembre il servizio dell’Igiene pubblica mi dichiara guarito dopo 26 giorni nonostante sia ancora positivo”. Tant’è. L’uomo ritorna al lavoro: “In una casa per anziani privata, ma non più come libero professionista per un’altra società: vengo rifiutato proprio perchè ho ancora il Covid. Sto perdendo molti pazienti e clienti”
Il 50enne vuole fare tutta una serie di visite mediche: “Sono stato contattato dall’ospedale nel quale sono seguito per le mie patologie, il Binaghi. A causa della trasformazione in Covid hospital tutti i controlli sono stati sospesi. Ho prenotato tramite il Cup, via web. Mi sono presentato dallo specialista, dichiarando di essere positivo: si è rifiutato di visitarmi nonostante avessi mostrato il certificato di guarigione e mi ha restituito le impegnative”, racconta. L’uomo ha fornito alla nostra redazione il documento di avvenuta guarigione e anche l’ultimo test Covid, positivo. Preferisce non esporsi pubblicamente con nome e cognome “perchè molti non sanno della mia situazione. Ripeto, a tre mesi di distanza non sono più contagioso visti i parametri utilizzati dalle normative nazionali”. Una situazione decisamente particolare: “Drammatica, direi”, precisa: “Mi chiedo solo una cosa: che senso ha una dichiarazione di guarigione effettuata dalla Asl se poi lo specialista della stessa Asl rifiuta a sua volta la tua presa in carico? Che senso ha una dichiarazione di guarigione se poi non ti è permesso di ritornare alla normale vita quotidiana?”.


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