Cagliari, la scelta di un gruppo di volontari: “Abbiamo lasciato i nostri lavori per aiutare gli ultimi”

La scelta di vita dei membri dell’associazione che gestisce la Piccola casa di San Vincenzo: “Mandiamo avanti la struttura grazie a ciò che ognuno dei 30 anziani che ospitiamo può darci e con le offerte, riuscendo a pagare gli Oss. Il nostro stipendio? Il sorriso di chi aiutiamo”


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C’è chi era farmacista e chi aveva già ingranato nel settore della moda. Tutti lavori sicuri e anche ben pagati: poi, all’improvviso, la scelta di cambiare vita. E di seguire quel messaggio cristiano sempre più fuori moda, ormai: donarsi totalmente agli altri. I volontari dell’associazione che gestisce la Piccola casa di San Vincenzo in via San Benedetto a Cagliari hano deciso di dire addio a stipendio e certezze solide, affidandosi alla generosità. Nel palazzo aperto nel 1972 (prima era in via del Collegio alla Marina e, sin dalla sua nascita, 102 anni fa, in via Corte d’Appello) oggi vivono una trentina di anziani. Non tutti hanno una pensione o una famiglia sulla quale poter fare affidamento: ogni giorno sono seguiti da otto Oss a rotazione (gli unici pagati) e un’infermiera volontaria. Le entrate economiche? “Offerte, lasciti e, quando capita, contributi comunali”, anche se questi ultimi non arriverebbero sempre puntuali. Ciò che caratterizza la casa vincenziana, però, sono i volontari che la gestiscono. Uomini e donne che, in passato, hanno deciso che nella vita non si può solo guardare l’aspetto economico ma, anzi, si deve privilegiare quello caritatevole.
La direttrice, Laura Cossu, ha 65 anni: “Nel 1995 ho lasciato il mio lavoro da farmacista per dedicarmi totalmente al volontariato. Sono qui tutti i giorni, ogni anziano paga ciò che può per vivere nella casa. Facciamo affidamento su donazioni e offerte da parte di esterni”, spiega, mentre mostra i tre piani della casa più la piccola cappella, ricavata nel sottotetto. “Ho un marito che lavora, diciamo che mi sono potuta permettere di scegliere di dedicarmi al volontariato, ma non ho orari fissi e collaboro anche col gruppo dell’istituto San Vincenzo di Is Mirrionis, e lì ci sono dei casi tragici”, spiega. “Non mi son mai pentita di questa scelta”.
Chi ha lasciato proprio tutto è anche Anna Maria Atzori: “Ho lavorato per quindici anni nel settore della moda, poi ho fatto solo volontariato. Aiuto i poveri e gli anziani della casa”, afferma soddisfatta la 77enne, “ho scelto così tanti anni fa, quando magari era ancora facile prendere una decisione simile. Certo, anche oggi tanti giovani potrebbero fare i volontari per almeno qualche ora. Ho fatto tante rinunce, ma tutte dettate dal cuore. Ho quattro figlie che lavorano e un marito che ha sempre approvato la mia scelta. Il mondo del lavoro non mi manca, preferisco condividere ciò che ho”. E i volontari sono riusciti, con il loro esempio, a contagiare anche molti altri semplici cittadini. Decio Martusciello, 85enne napoletano trapiantato da decenni in Sardegna, è un ex maresciallo dell’aeronautica: “Ho ancora molte forze, nonostante l’età. Sono l’operaio del gruppo, dentro la casa riparo tutto, dalle docce ai divani. Passo molte ore con gli abitanti della struttura, chiacchiero molto con loro e cerco di aiutarli in tutto. Ogni essere umano ha la sua dignità”. Parola di volontario.


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