La sfida l’ha lanciata quattro anni fa. Un’osteria nel rione meno popolato di Cagliari, quel Castello tanto storico quanto un po’ finito sottotraccia sia dagli stessi cagliaritani che dai vacanzieri. Tony Di Giovanni, oggi, ha 52 anni e, lunedì prossimo, non tirerà su la serranda del locale: “Avevo venticinque posti, con le nuove regole legate al distanziamento saranno appena dieci. Pochi, troppo pochi: non mi conviene nemmeno l’asporto, ho cercato di ottenere qualche tavolino all’aperto in piazza Carlo Alberto, ma ho perso la speranza”. Risultato? Chiusura: “Sino a due mesi fa davo lavoro a otto persone, adesso ci sono otto famiglie con uno stipendio in meno e tutti i miei lavoratori non hanno ancora visto un centesimo di cassa integrazione”. Di Giovanni, negli anni, si è battuto per un rione di Castello più vivo e con più servizi: aveva chiesto a gran voce l’installazione di bagni pubblici e di uno sportello postale. Lui, dal canto suo, ha contribuito a far rinascere il quartiere storico cagliaritano.
“Adesso, però, devo davvero valutare cosa fare. Il diciotto non riaprirò, forse in futuro trasformerò l’osteria in una paninoteca”, ma è ancora un progetto tutto da definirsi. E, oltre al danno, si aggiunge la beffa: “A inizio marzo ero pronto per aprire un altro locale, sempre in via Lamarmora, più grande, con circa sessanta posti. Non so quando potrò inaugurarlo ma anche lì, dovendo garantire una certa distanza tra ogni tavolo, se ne avrò una ventina sarà un miracolo”.










