La rabbia è tanta, come la voglia di farsi sentire: “Lo Stato ci deve proteggere”. A urlarlo sono stati i vigilantes, in prima line quelli della Mondialpol, a cinque giorni esatti dall’assalto armato alla loro sede di Sassari. I banditi sono riusciti a agire indisturbati, sparando anche ad altezza uomo e fuggendo con dieci milioni di euro: “Sembrano scene da serie televisiva ma, purtroppo, è la realtà. Solo la fortuna ha voluto che nessuna persona sia stata coinvolta o ferita”, spiegano i vigilantes, affiancati da Cgil, Cisl e Uil. Hanno protestato anche davanti alla prefettura di Cagliari per lanciare il più ovvio degli sos, quello a uno “Stato assente. Non ci sono state risposte immediate e la banda ha potuto agire per 40 minuti, indisturbata, in una porzione rilevante di territorio e riuscendo a mettere a segno un assalto efferato. Sono palesi le carenze da parte dello Stato, in più ci sono le forze dell’ordine sotto organico e senza gli strumenti adeguati a fronteggiare attacchi ormai paramilitari”. La tecnica utilizzata dal commando armato, infatti, è molto simile a quella di gruppi militari ben organizzati e rodati.
“Serve un cambio di passo”, affermano Nella Milazzo, Giuseppe atzori e Andrea Lai, “con l’adozione di misure straordinarie a questa escalation di violenza che vede nel settore assalti che mettono a repentaglio le guardie giurate impiegate e la solidità aziendale di qualunque Istituto di vigilanza. Un settore, peraltro, che gestisce il trasporto di soldi per conto di realtà pubbliche che scaricano sulle guardie giurate e i loro istituti responsabilità non proprie, con costi e sacrifici mai ripagati né dalle retribuzioni che dalle tariffe di appalto pagate”.











