Cagliari, città vivace e ricca di alternative per il tempo libero, è sempre stata una meta privilegiata per chi desidera trascorrere una serata fuori. Nel weekend, il centro si anima di giovani e giovanissimi alla ricerca di svago tra ristoranti, bar, pizzerie e locali. Tuttavia, negli ultimi tempi, a dominare la scena non è solo la movida, ma anche i rincari sempre più evidenti che stanno trasformando una semplice uscita in un vero e proprio lusso. Uno degli esempi più lampanti è quello dell’aperitivo, un tempo considerato una soluzione economica, un momento di ritrovo, senza spendere troppo. Oggi, invece, i prezzi sono lievitati e il comparto della ristorazione è tra quelli che più hanno risentito degli aumenti generali. Non è raro trovare cocktail o semplici drink a prezzi che sfiorano, o addirittura superano, i 10 euro. Una situazione che ha portato molti cittadini a esprimere il proprio malcontento: “I rincari sono nazionali, ma qui a Cagliari i prezzi sono spropositati rispetto ai servizi offerti. In altre grandi città, lo stesso prodotto costa meno”. C’è anche chi, davanti a questi aumenti, decide di rinunciare del tutto: “Pagare certe cifre per un drink? No, grazie. Lascio il tavolo libero per i turisti”. Altri, invece, criticano la tendenza sempre più diffusa di far pagare prodotti non all’altezza del prezzo richiesto: “Alcuni locali comprano bottiglie a prezzi bassissimi e poi travasano il contenuto in altre con etichette di marca”. Un altro punto critico riguarda il confronto con altre città. Secondo alcuni clienti abituali, “per avere un aperitivo decente ormai si spendono anche 20 euro, ma ci rendiamo conto che a Milano costa meno?”. Di fronte a questa impennata dei prezzi, c’è invece chi si organizza portando cibo e bevande da casa pur di non rinunciare a una passeggiata in città. La situazione solleva un interrogativo importante: il centro di Cagliari sta diventando una zona esclusivamente turistica? Molti temono che la tendenza sia ormai segnata e che, a lungo termine, il caro-prezzi possa escludere i residenti dalla vita sociale della loro stessa città. Un fenomeno che non riguarda solo Cagliari, ma che sta prendendo piede anche nei piccoli paesi della provincia, dove il turismo è quasi inesistente. “Finché ci sono persone disposte a pagare certe cifre, i ristoratori faranno bene a chiederle. Ma vedremo chi sopravvivrà a questa speculazione insensata”, commenta un cittadino. Nel frattempo, la domanda resta aperta: fino a quando la movida cagliaritana resterà accessibile a tutti?