Una colonia di gatti nel giardino della chiesa della Medaglia Miracolosa, in piazza San Michele a Cagliari, ha portato ad uno scontro, seppur a distanza, tra le volontarie che sfamano i mici e il parroco, don Paolo Azara. Le prime, già qualche settimana fa, avevano denunciato “l’intolleranza” del religioso nei confronti degli animali, alcuni molto piccoli e bisognosi di massima attenzione. Oggi la novità: il prete ha dato ordine di tirare su un muro di mattoni per coprire ancora di più la rete metallica. Sono state le stesse volontarie a scattare le foto e spedirle alla nostra redazione: “È un modo per isolare i gattini, così nessuno può più nutrirli”. Piccolo particolare: le colonie feline non possono essere mai spostate, “a meno che non vi siano ragioni di sanità pubblica quali, ad esempio, motivi di carattere igienico-sanitario o in casi di epidemie che mettano a repentaglio la salute dell’uomo e degli animali”. E, dopo aver addirittura visto che le gattare avevano posizionato delle cuccette per i gatti nel cortile interno della chiesa, don Azara lo dice chiaramente: “Quei gatti non possono stare lì, per una questione di igiene. Il campetto da calcio dell’oratorio non può essere trasformato in una lettiera. Stamattina ho fatto mettere dei mattoni nella nostra proprietà, poco fa ho saputo che una donna li ha già buttati giù, vanificando un’intera mattinata di lavoro”.
Certo, però, una soluzione per i mici va trovata, sono anche loro creature del Signore: “Qualche settimana fa una delle donne che sfama i gatti mi ha telefonato e mi ha detto che avrebbe preso contatto con qualche realtà per aiutarli. Dissi che non c’era nessun problema, ma poi non c’è stato nessun atto concreto”, prosegue il religioso. Le volontarie si sarebbero anche ingegnate: “Buttano i piattini con il cibo da sopra, attraverso un buco. Hanno legato una cordina al nostro muro per dargli da bere con un secchio”, accusa il parroco. “Come succede molto spesso nel quartiere, le persone si appropriano di ciò che non è loro. Anche mentre una persona che vive in una casa popolare muore, durante il funerale le occupano già la casa. È il modus vivendi di alcuni abitanti della zona, tanti altri invece sono splendidi cittadini”. Tutto vero, probabilmente. Ma c’è da pensare alla sicurezza dei gatti: “Preferirei dialogare, ma in molti ambiti chi la pensa diversamente deve tacere. Ai miei parrocchiani dico che a tutto c’è una soluzione, basta dialogare e non imporsi. Questo modo di fare non mi pone di buon animo, ma non farò cose esagerate”. Il parroco si dice comunque disponibile a contattare qualche associazione animalista: “Anche se ho veramente tante cose a cui pensare, anche questa” dei gatti “mi disturba. Ho da mandare avanti l’oratorio dalle 16:30 sino alle ventuno e trenta o alle ventidue, di mattina insegno e ho riunioni e mi occupo di tante altre cose. Speravo davvero di non avere anche questo onere”. Sono anche loro creature di Dio, utile ripeterlo: “Non lo metto in dubbio”. La situazione di tensione, però, per don Azara è stata causata da chi “non si rende conto che, a casa degli altri, non si fa così”.











