Cagliari, in carcere per aver ucciso un cane: la prima volta in Italia

Il 12 ottobre del 2006, un ingegnere cagliaritano fu accusato di aver picchiato un cane davanti a tutti, per poi lasciarlo agonizzante in un cassonetto. Ora se ne riparla nei siti animalisti


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La notizia è del 2006, ma è tornata alla ribalta su alcuni siti animalisti nazionali. Un cane ucciso crudelmente. Prima per una cattiveria di questo genere si rischiava soltanto una pesante sanzione, ma da quando è entrata in vigore la legge n. 189 del 20 luglio 2004, è stata introdotta in Italia la possibilità di condanna al carcere fino a tre anni per chi maltratta, tortura e uccide gli animali di affezione: in particolare i cani e i gatti. Secondo quanto riportato su un sito web di animalisti, pugliese, «un ingegnere 40enne di Cagliari, forse non conosceva questa legge o magari non credeva venisse mai applicata», così il 12 ottobre di quell’anno, «in un condominio, con un gesto di vendetta contro un suo vicino, tra l’altro causato da futili motivi, si scagliò contro una cagnetta di 10 mesi del vicino, e con crudeltà la uccise sbattendola ripetutamente contro il muro. Poi la caricò sullo scooter e la gettò in un cassonetto della spazzatura».

Lo spiacevole episodio accadde in un condominio a Pirri, davanti agli occhi dei vicini, tre testimoni, che poi chiamarono i Carabinieri e denunciarono il fatto. Successivamente, l’ingegnere cagliaritano fu denunciato con l’accusa di aver ucciso la povera bestiolina. E per lui si aprirono le porte del carcere di Buoncammino. L’uomo, tra l’altro, si difese dalle accuse affermando di aver ucciso il cane perché l’aveva aggredito. Tuttavia, scontò 18 mesi di carcere. E per la cronaca fu la prima persona in Italia arrestata e detenuta in carcere per il reato di maltrattamento su animali, di cui ancor oggi si parla sui siti animalisti d’oltre Tirreno. Un triste e disonorevole primato per il capoluogo sardo.


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