La crisi legata alla pandemia e, soprattutto, i nuovi orari “ristretti” (serrande abbassate dalle 18, possibile solo asporto o vendita a domicilio) rischiano di far chiudere per sempre il primo “cat cafè” di Cagliari, aperto nel 2017 dalla ventottenne Cristina Ritano. Il primo locale che ha voluto seguire la “moda” giapponese della pet therapy: caffè, te e mici che gironzolano e che si lasciano accarezzare dai clienti. I metri quadri di via San Giacomo, nel rione di Villanova, rischiano ben presto di ospitare solo polvere e “ricordi”. E la titolare lancia una raccolta fondi su Facebook: “La nostra è la prima caffetteria di Cagliari e della Sardegna che ha dato una casa a cinque gatti randagi e, oltre ad avere le classiche spese quali affitto, bollette, Inps, tasse, fornitori, mutuo, dobbiamo sostenere ogni giorno le spese per i mici”, così si legge nella pagina internet dedicata alle donazioni.
“Prima lavoravo soprattutto dalle 18 alle ventuno grazie agli aperitivi. Non tengo aperto per l’asporto, non ha senso: i clienti venivano per stare insieme ai gatti. Ho dovuto licenziare l’unica dipendente che avevo, lavoriamo solo io e mia madre”, spiega la Ritano. “Sono sull’orlo del baratro. L’affitto mensile di 800 euro non mi è mai stato abbassato, ho avuto solo 1200 euro dal Governo. Se continua così, rischio di chiudere. Non ho mai avuto nessun aiuto nemmeno dalle associazioni. Spero, con questa raccolta fondi, di racimolare quanto serve per andare avanti. Ho fissato il limite a 13mila euro perchè la pagina Fb della caffetteria ha circa tredicimila seguaci. Se ognuno di loro donasse almeno un euro sarebbe perfetto. In caso contrario, la chiusura, purtroppo, è dietro l’angolo”. Chi volesse fare una donazione può cliccare qui.










