Un triste classico, le attese in barella nei corridoi dei pronto soccorso della Sardegna sono ancora una costante. E lo è stata anche nel 2022, ultimo anno fotografato, alla voce sanità e cure, da Cittadinanzattiva Cagliari e da Giorgio Pia, ex direttore del pronto soccorso del Santissima Trinità e degli ospedali di Muravera e Isili. I numeri sono impietosi e choccanti: “Tanti pazienti fanno solo il triage e poi devono attendere in medicheria o nei corridoi. Chi si spazientisce dopo un po’ va via e torna dal medico di famiglia o si tenta la carta di altre strutture sanitarie”, spiega Pia, che ha già fatto avere tutti i numeri e documenti all’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria. Ciò che è emerge sin da subito è la sofferenza dei pronti soccorso, subissati da richieste di presa in carico che rallentano tutti gli ingranaggi: “Nel 2022 sono stati oltre 50mila gli accessi al Brotzu, oltre trentamila al Policlinico di Monserrato e circa 15mila al Santissima Trinità”. Numeri più bassi per Isili e Muravera, entrambi al di sotto dei diecimila ingressi nell’ultimo anno. “Mediamente circa il 40% del tempo di lavoro delle equipe di emergenza è speso nella gestione dei pazienti in attesa di un posto letto”, denuncia Pia.
E i conti sono presto fatti: “I pazienti che attendono in barella tra le 8 e le dodici ore prima del ricovero tendono a rimanere in ospedale mediamente una o due giornate in più rispetto a quelli che accedono immediatamente ai reparti ordinari. Con una stima prudenziale possiamo calcolare circa diecimila pazienti all’anno. Una giornata di degenza per acuti costa circa 400 euro, 20mila giornate di degenza aggiuntiva otto milioni di euro”. Cosa fare? Promuovere i fast track, come già chiesto alla Regione: “L’obbiettivo è la strutturazione di percorsi veloci dedicati a pazienti in pronto soccorso con patologie monospecialistiche minori che non rivestono carattere di emergenza e urgenza e che presentano lunghe attese, contribuendo a ridurre la percentuale dei pazienti che accedono al pronto soccorso e successivamente non rispondono a chiamata che in Sardegna sono stati, nel 2022, 30687, il 9,35%, una percentuale decisamente superiore al 5% che è quella raccomandata da studi resi noti dal Laboratorio Management e Sanità”.











