La ricetta o l’impegnativa stretta in una mano, con l’altra che bussa al portone di una chiesa, per parlare con un sacerdote e chiedere, spesso a occhi bassi, un aiuto economico per curarsi. È successo a Cagliari, negli ultimi 4 mesi, più volte: dal centro alla periferia, da chi magari ha una pensione bassa ma sicura a chi nemmeno, quasi, gli occhi per piangere. Con la sanità lumaca, tra liste d’attesa infinite e agende strapiene sino all’inverosimile, tra chi ha avuto bisogno di cure urgenti c’è stato chi ha chiesto, e ottenuto, un aiuto economico dai sacerdoti o dai volontari della Caritas. Dal rione di Sant’Avendrace a piazza Giovanni XXIII, cuore di quel quartiere di San Benedetto dove, anche chi prima poteva definirsi benestante, scende di categoria. Don Alessandro Simula, nella sua parrocchia del viale Sant’Avendrace, ha toccato con mano i drammi delle cure, gratis o con la mutua, diventate impossibili: “E ho cercato di aiutare per quanto mi è stato possibile. È venuta la madre di un quattordicenne che aveva bisogno di un’otturazione a due denti. Una prestazione non di rifinitura o bellezza”, osserva il religioso, “ma di necessità. Con la mutua i tempi erano troppo lunghi, sono riuscito a dar loro trecento euro. Stesso discorso per un trentenne disoccupato che aveva necessità assoluta di un apparecchio per i denti: me l’ha detto chiaramente che era l’unico modo che gli era rimasto per potersi curare e non avere peggioramenti”. E il don ha aperto un’altra volta il cuore, anche con l’aiuto dei fedeli, e il portafoglio. E, quando non si è trattato di denti, si è trattato di pelle: “Un’altra madre che vive nel rione è arrivata con il figlio, un ventenne, affetto da problemi dermatologici. Gli servivano delle pomate, in questo caso non mutuabili”. Le opzioni erano due, o aiutare o lasciare al proprio destino un essere umano. Don Simula, dopo essersi sincerato della bontà della richiesta, è riuscito a racimolare “cinquecento euro per le creme. Sino a due anni fa non mi era mai capitato di ricevere richieste di aiuti legate alle cure. E, certo, quando le persone mi hanno chiesto una mano provavano un po’ di vergogna e rammarico, non è sempre facile esporsi e raccontare i propri drammi”.
Facile o non facile, quando c’è in ballo la salute si cerca di non badare, comunque, troppo alla sostanza. Si bussa e si chiede aiuto. Lo sa bene Guido Lai, parrocchiano della chiesa di piazza Giovanni XXIII e nello staff del centro di ascolto che collabora, gomito a gomito, con la Caritas: “Due mesi fa ci ha raggiunto una ragazza della Costa d’Avorio, alla quale siamo riusciti a trovarle anche un piccolo impiego come badante, è arrivata da noi in condizioni disperate: aveva grossi problemi ai denti e, nonostante fosse in Italia da qualche anno, quindi con un medico già assegnato, le abbiamo dovuto prendere un appuntamento per il controllo con uno dei dentisti che, volontariamente, prestano l’opera a Villa Asquer. Due settimane dopo è arrivato un senzatetto che seguiamo, con un’ernia ormai totalmente fuoriuscita”, racconta Lai. “Era piegato per il dolore, gli abbiamo dato i soldi per delle pomate e l’abbiamo invitato, anche se sappiamo quanto potessero essere lunghi i tempi, a rivolgersi ad un pronto soccorso”. E, il fatto che sino a quel momento il malcapitato non fosse mai andato sino ad un ospedale, fa capire ancora di più la portata, grossa, dei disagi che si stanno vivendo nel settore della sanità: “C’è anche chi ha avuto problemi per fare delle Tac. Aveva l’impegnativa già fatta, in privato avrebbe pagato una cifra che non poteva permettersi e, così, ha dovuto attendere più di tre mesi”.