Gli spazi esterni? Fortunati i ristoratori che ce li hanno, a Cagliari. Molti titolari di ristoranti, infatti, e in qualche caso anche nel rione simbolo della movida, la Marina, devono fare i conti o con il poco spazio a disposizione o con l’assenza totale di metri quadri all’aria aperta. E allora, stando alle nuove regole del Governo Draghi, per le riaperture se ne riparla non prima di giugno, sempre se non arriveranno nuove strette. Senza dimenticarsi, ovviamente, della tegola, pesantissima, del coprifuoco alle ventidue, che rende praticamente impossibile, o quantomeno proibitivo, poter aprire a cena. Dal cuore della Marina arriva l’urlo di Alberto Melis: “Qui ho due ristoranti, uno dovrò tenerlo chiuso, settanta posti vuoti. Ho pochissimi spazi all’esterno, dovrò attendere giugno. Ingiusto, il picco dei contagi Covid non è legato alla zona bianca o a noi ristoratori, visto che il picco c’è stato attorno al dieci aprile e noi eravamo chiusi dal venti marzo. Colpa della Pasqua in casa, senza regole e protocolli di sicurezza rispettati dai cittadini. Lo sostiene anche il direttore dei Covid hospital cagliaritani Sergio Marracini”, osserva Melis, “dice che c’è bisogno di stare all’aria aperta, fuori, e non rintanati tra le mura domestiche”.
Un marciapiede stretto e una strada a scorrimento veloce è invece il panorama davanti all’ingresso del ristorante di Salvatore Cappadonna, in viale Diaz: “Resto chiuso per forza, non ho posti esterni. Ho chiesto al Comune di poter utilizzare il marciapiede, ma è piccolo e non posso piazzare nemmeno i tavolini a bordo strada, visto che è a scorrimento veloce. Stanno facendo figli e figliastri”, afferma Cappadonna, con un chiaro riferimento alle decisioni del Governo Drahi. “Devo pagare l’affitto al padrone delle mura, 3700 euro al mese. Non mi può scontare nulla, mi ha detto che al massimo posso spalmare i soldi. Quali soldi? Non ho più nulla, non sto lavorando dalla seconda settimana di marzo e, di ristori, ho avuto solo 13mila euro, in un anno ne guadagno tra i 250 e i trecentomila”.










