Laboratori stressati, spesso portati a svolgere turni massacranti. Quelli che resistono, almeno: ci sarebbe già chi ha gettato la spugna, firmando lettere di dimissioni e “scappando” dal più grande ospedale sardo, il Brotzu. Tra le corsie e i reparti dell’ospedale di Cagliari l’aria che tira non è buona, come denunciano quattro sindacati. Uil, Fials, Cgil e Cisl mettono in fila, una dopo l’altra, tutte le criticità che, ormai, vivono da tempo: “Dopo gli ultimi anni di navigazione a vista, per la colpevole inerzia istituzionale e politica, si è arrivati
all’attuale palese blocco operativo e gestionale dell’azienda Arnas Brotzu di Cagliari con grave ricaduta sui lavoratori ai quali vengono, di fatto, negati i più elementari diritti contrattuali, dalle progressioni economiche orizzontali al premio di produttività, riposi e rispetto professione oltre che
personale. Sui pazienti, perché il devastante stress psicofisico che sta colpendo tutti i lavoratori addetti all’assistenza”, cioè “medici, infermieri, tecnici e Oss, rischia di compromettere rovinosamente la serena e
qualificata assistenza sanitaria che, invece, un ospedale pubblico di eccellenza dovrebbe garantire”.
I sindacati ci vanno giù durissimo: “Tutto ciò in un contesto di lacerante carenza di personale di assistenza e di vergognosa provvisorietà dirigenziale, che dura oramai da troppo tempo”. Le richieste di “attivare un reale sostegno psicologico per contrastare il crescente stress correlato manifestatosi, già da inizio pandemia, con alcuni episodi “sentinella”, prontamente
segnalati alle direzioni di turno”, non hanno portato nessun risultato concreto, “a differenza di numerose altre realtà lavorative. Ora, come facilmente prevedibile, tali episodi stanno sfociando in un malessere generalizzato che vede
parecchi lavoratori costretti a scappare, in alcuni casi persino dimettendosi, dall’azienda o ricorrere a consulenze esterne per intraprendere dei percorsi di sostegno psicologico concreti ed efficaci. Tutto ciò non è più tollerabile in un’importante eccellenza sanitaria”, e i sindacati alzano le barricate: “Intraprenderemo forme di denuncia e di lotta sempre più incisive a tutela dei lavoratori della più grande realtà sanitaria pubblica dell’isola, già pesantemente bistrattati e penalizzati economicamente, essendo addirittura i meno pagati in Sardegna”. Le richieste sono chiare: “Chiediamo un’immediata valutazione, ad oggi, dello stato psicologico dei lavoratori, quantomeno di quelli piú esposti per tipologia professionale ed intensità lavorativa aggravata, pure, da un approccio organizzativo e gestionale spesso conflittuale ed arrogante. Non bastasse, l’Arnas Brotzu sta vivendo anche una situazione tanto grave quanto paradossale. Il primo gennaio è stato finalmente nominato un direttore generale, ma non i direttori amministrativo e sanitario, indispensabili per completare la terna gestionale, bloccando così di fatto la normale ed efficace gestione di una qualsiasi realtà sanitaria, ancor più se della portata e complessità dell’Arnas in quanto, tutte le decisioni e gli atti da loro sottoscritti, sarebbero palesemente illegittimi, non essendo nei pieni poteri ma unicamente dei facenti funzione. Tutto ciò, escludendo mala fede od oscure celate ma “goffe” volontà politiche di affossare definitivamente il più importante baluardo della sanità pubblica sarda, abbandonandolo alle agitate onde della concorrenza privata, particolarmente agguerrita a tutti i livelli, è tanto paradossale quanto al limite dell’immoralità. È assolutamente vergognoso che la politica sarda, dopo cinque mesi di colpevole stallo, non abbia ancora sentito il dovere di garantire una degna risposta sanitaria alla popolazione sarda, tutelando i lavoratori, i più bistrattati e mal pagati dell’isola, e la struttura sanitaria in grado di garantire h 24 un’assistenza di alto livello e complessità emergenziale di un hub di secondo livello”. Per i sindacalisti “i lavoratori siano alla stremo e non possono aspettare oltre.
Sgombrando il campo da eventuali strumentalizzazioni. Proroghiamo lo stato di agitazione, ma solamente sino all’imminente nomina dei direttori sanitario ed amministrativo. La politica si svegli dal letargo in cui si è rifugiata e finalmente batta un colpo, con un doveroso
scatto di orgoglio civico ed istituzionale perché i cittadini e i lavoratori vogliono risposte, non rimpasti”.










