Cagliari, disabili senza le nuove case popolari: “Per noi solo buchi di 35 metri quadri pieni di barriere”

Alloggi più moderni e decenti ancora sbarrati, chi ha problemi di salute continua ad aggravarsi. Le storie di Danila Mura e Giulia Ligas: per loro un tetto sicuro e un’abitazione protetta dovrebbero essere un diritto, ma non è così. E spesso si sono fidati di questo o quel politico


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È, sempre di più, il vero girone dei dannati a Cagliari. Quello dei cittadini, spesso indigenti e disabili, che sperano di avere una nuova casa popolare e che, in più di un caso, si sono fidati delle promesse di questo o quel politico. Ma le promesse sono rimaste tali, al pari dei problemi. C’è chi confida nei nuovi alloggi di via Flumentepido e chi ne già girati diversi, su suggerimento dell’amministrazione comunale, tristemente constatando che una rampa di scale o un gradino troppo alto costituiscono un motivo per dire “no” e restare in stamberghe o appartamenti piccoli invasi dalle barriere architettoniche. Tra i tanti casi c’è quello di Danila Mura: “Sono disabile e ospite della casa albergo di via Tiepolo, a gennaio hanno assegnato le abitazioni in via Flumentepido ma non le hanno mai consegnate. Nella mia stanza ci sono barriere architettoniche, quando si guasta l’ascensore sono costretta a chiudermi dentro mura di 18 metri quadri, non potendo deambulare. Le case nuove devono essere consegnate, non è giusto che quelli come me debbano combattere già col nostro problema e, in più, diventare invisibili e senza una sistemazione”.
Va pure peggio a Giulia Ligas: “Ho la sclerosi multipla, già da tempo sono costretta a fare tutto seduta in carrozzina. Ho fatto domanda nel 2018 per un cambio casa, nel 2021 il sindaco ha deciso di cancellare tutte le domande per il cambio, nel 2022 ho fatto di nuovo la domanda  e sono stata contattata. Mi hanno proposto alcune case che non erano idonee per il mio stato attuale  fisico. Dove abito non posso uscire , ci vogliono due persone per farmi scendere i gradini che portano fuori. Non sto bene, mi sento prigioniera e sono sempre dipendente di altre persone. Il Comune”, denuncia Lucia Ligas “non mi vuole dare una casa per le mie esigenze fisiche. Sono anche depressa e non sto bene nell’attuale appartamento. E, sottolineo, ho sempre onorato gli affitti. Ma l’attuale casa è grande solo 46 metri quadri, uno spazio molto ridotto per una come me”.


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