Cagliari, anche 15 euro per un fritto misto al ristorante: “I rincari? Sulla carne e il risotto al tartufo”

Ristoranti deserti a cena, i prezzi in centro non scendono e qualche ristoratore ammette di avere spese maggiori. Roberto Cinus: “Cerco di reggere ma il tartufo è schizzato da duemila a 6mila euro al chilo. Un primo? Risotto ai porcini a 12 euro”. Gianmichele Dedoni: “Ho anche il menù fisso, il manzo è aumentato di due euro. Ho perso tanti clienti per colpa del green pass, a cena calo degli affari dell’85 per cento”


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Un fritto misto in pieno centro a Cagliari? Può costare anche 15 euro, un prezzo in linea con qualche chiosco del Poetto. E i primi, salvo sorprese, non scendono al di sotto dei dieci euro. Tra le poche eccezioni gli spaghetti al pomodoro, in media sette euro, uno tra i piatti più semplici da ordinare al ristorante. Più si sale di qualità più i prezzi aumentano. E, nell’ultimo periodo, non sono scesi. Qualche ristoratore, sui social, ha ammesso di aver dovuto ritoccare al rialzo il menù, proprio per l’aumento di tutti i prodotti. E, in parallelo, non è mancata la lamentela per il netto calo dei clienti. Soprattutto la sera, con una flebile inversione nei weekend, tra Marina e Stampace i ristoratori sono in crisi. Anche loro, come tutte le altre categorie, pagano il momento di difficoltà generale. Roberto Cinus, dal Corso Vittorio, è laconico: “Ieri zero clienti a cena, ed era martedì. Il risotto ai tartufi lo faccio pagare 25 euro, ma perché il tartufo è arrivato a costare seimila euro al chilo. Un primo, come media, costa dieci o dodici euro, penso al risotto con porcini. Il fritto misto lo propongo a 14, tutti prodotti freschi”, giura Cinus. “I prezzi sono aumentati, ma da cinque anni non tocco i prezzi, già c’è poca gente. Poi, i prezzi variano a seconda della stagionalità. I carciofi sono aumentati”, dice. “Tutti i costi sono aumentati, vedrò se da oggi all’estate sarà il caso di ritoccare i prezzi. L’ultima bolletta della luce l’ho pagata 400 euro in più. Anche la carne, pagavo un filetto 23 euro al chilo, ora è tra ventisette e trenta. I clienti in meno? C’è chi ha paura, chi ha pochi soldi, chi era contagiato”.
Gianmichele Dedoni ha dovuto tagliare sul personale: “Da dodici a otto collaboratori. A pranzo cerco di proporre menù fisso a 15 euro sempre diverso: malloreddus alla campidanese, agnello in agrodolce, un po’ di vino e acqua, più due zeppoline. Ho anche i menù alla carta, i primi variano tra i dieci ai quindici euro. Sette od otto culurgiones al pomodoro dieci euro, con lo zafferano 14. Gli aumenti li ho avuti, tra corrente e gas. Ho la mia macelleria, il manzo e il cavallo sono aumentati di due euro in più al chilo. Da subito dopo le feste ho avuto un calo della clientela dell’85 per cento, anche per colpa del green pass, un crollo maggiore degli altri anni”. Anche la certificazione verde, insomma, contribuisce alla crisi: “Cali alti a cena, è un periodo particolare. Almeno ci hanno lasciato aperti. Ma non è più come prima, per il green pass mi devo adeguare alle regole, ma molti clienti li ho persi”.


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