Andare ad una visita medica in ambulanza può costare fino a 80 euro, 120 per essere anche riaccompagnati a casa. Succede a Cagliari con i mezzi di soccorso privato, a cui spesso si deve ricorrere per mancanza di ambulanze pubbliche a disposizione. Un’odissea, ma soprattutto un salasso per i cagliaritani. Molto dipende dal fatto che ci sono meno volontari: ormai si preferisce far parte di una cooperativa che garantisce un rimborso anche di 300 euro al mese. “La Regione deve intervenire con delle norme che colmino questa carenza – spiega Geronimo Carreras, istruttore e formatore – Deve esistere anche un servizio di trasporto secondario del 118, che al momento si occupa solo delle emergenze, gestito da una centrale operativa di secondo livello”.
A Cagliari le associazioni di soccorso basate sul volontariato sono dodici, molte di più se si contano quelle dell’hinterland che però operano anche in città. Se si viene soccorsi da una di loro l’offerta economica non è obbligatoria ma può essere richiesta, e spetta al paziente o ai familiare stabilire l’importo. Diverso è il discorso delle cooperative sociali che hanno un costo dettato dalla convenzione regionale adeguata al 2013. In questo caso le tipologie di rimborso sono due: in base all’orario, 16 euro all’ora, o ai chilometri, 16,60 per i primi 15 chilometri, 22,14 dai 16 ai 24, e oltre i 25 chilometri vengono aggiunti 82 centesimi a chilometro. Soldi che poi serviranno a pagare i soccorritori, a cui possono spettare dai 30 ai 50 euro a turno, fino a 300 euro al mese. Ma spesso le ambulanze di associazioni e cooperative sono impegnate in altri interventi di urgenza, o possono non essere in sede. E ci si trova costretti a ricorrere alle società private, che costano un occhio della testa: fino a 120 euro se si conta il viaggio di andata e ritorno in ambulanza.
La soluzione. “La Regione dovrebbe creare una centrale operativa che gestisca tutti gli interventi non urgenti – propone Carreras – cioè trasporti per dimissioni, ricoveri, visite di controllo. Con un unico numero, così come il 118, da contattare in modo che il cittadino possa fare la propria richiesta. La centrale dovrebbe avere a disposizione delle ambulanze per i trasporti secondari, del 118 o di associazioni non convenzionate, un software che gestisca le richieste in base alla territorialità, e stabilire un tariffario chilometrico orario”.













