Bruna di Cagliari, attivista femminista: “Lega e Movimento 5 Stelle vogliono riportarci al Medioevo”

La durissima accusa di Bruna Biondo, funzionaria universitaria 56enne: “Noi donne non vogliamo essere tutelate ma avere i nostri diritti. Vogliono abrogare la legge 194, rischiamo di non poter più divorziare, abortire e decidere sui nostri corpi”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA. Siete d’accordo?

Ha 56 anni, Bruna Biondo, e nella vita fa “la funzionaria universitaria. Il mio tempo libero lo dedico alle donne e alle lotte per i diritti, soprattutto in questo momento così particolare con l’attuale governo che sta tentando di farci rientrare in un periodo di oscurantismo medioevale, con un patriarcato che continua a incombere e per il terzo anno, quindi, organizziamo lo sciopero globale delle donne. Lega e 5 Stelle hanno posizioni sul ddl Pillon sull’affido condiviso dei figli che gravemente riporta la donna a casa a curare i figli per un problema di natalità che in questo momento sentono come prioritario per riportare quella numerosità di figli e dunque rimetter le donne al centro della casa, noi invece vogliamo essere emancipate e indipendenti”.
C’è chi critica il ddl Pillon e chi no perché afferma che le donne siano tutelate: “Non vogliamo essere tutelate, siamo delle cittadine che rappresentano più de 50 per cento della popolazione che stanno perdendo i propri diritti. Popolo della famiglia, sentinelli in piedi e associazioni pro vita stanno organizzando il referendum per abrogare la legge 194 sull’aborto”, con il rischio di “non poter più divorziare, più abortire o decidere sui nostri corpi. Vogliamo essere legittimate a fare le nostre vite. Sulla violenza c’è tanto da fare, in Sardegna sono incerti i finanziamenti ai centri antiviolenza che ogni anno devono elemosinare per avere indietro i soldi già spesi per le donne, devono aprirne di nuovi e finanziarli, le donne devono sempre denunciare ma stesso vengono rimandate indietro. Lancio un appello al governo appena insediato in Regione, quello leghista-Psd’Az, devono ampliare la visione di questa parte della cittadinanza e deve esserci un’apertura verso le problematiche da risolvere”, vale a dire “centri antiviolenza, autodeterminazione delle donne, non abrogazione delle leggi e tutela per le donne e per i nostri figli”.


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