Balzo in avanti delle imprese femminili in Sardegna.
Nel 2016, dopo la crescita registrata l’anno precedente, le aziende
guidate da donne hanno superato le 38mila unità, di cui ben 6mila
risultano essere artigiane.
L’anno si è quindi chiuso con un saldo positivo di +370 unità
produttive e con un tasso di crescita dell’1% rispetto al 2015, ben
superiore alla media nazionale fermatasi al +0,72%.
E’ questo ciò che emerge dall’analisi dell’Osservatorio di
Confartigianato Imprese Sardegna, sui dati di Unioncamere del 2016.
Le aziende artigiane guidate da donne nell’isola sono 5.995 e
rappresentano il 16,48% di tutte le imprese del settore. La nostra
isola, tra i vari comparti regionali artigiani, è la 9° più “rosa”
mentre il primo posto è occupato dall’Abruzzo (20,75%) e l’ultimo dal
Trentino (13,32%).
Tra i settori artigiani dove la presenza delle donne è maggiore
troviamo “I servizi alla persona”, seguito dal “confezionamento di
articoli di abbigliamento”, “servizi di ristorazione”, “attività di
servizi per edifici e paesaggio” e “industrie alimentari”.
“fabbricazione di articoli in pelle”, “imprese tessili”, “servizi di
informazione”, “attività ricreative, artistiche e di intrattenimento”
e “attività di supporto e servizi agli uffici”.
“La crescita del mondo imprenditoriale femminile – commenta la
Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela
Folchetti – è un segnale molto positivo che potrebbe significare la
ripresa del sistema produttivo regionale”. “Purtroppo – continua la
Folchetti – molte di queste realtà sono fragilissime e soggette a ogni
tipo di “intemperia”: è fondamentale che vengano tutelate”.
Recenti analisi hanno dimostrato come le imprese femminili crescano
più velocemente di quelle maschili, ma hanno un’esistenza più breve:
il ciclo di vita medio di un’impresa “rosa” (12,9 anni) è infatti di
quasi due anni più corto rispetto alla media delle imprese in generale
(14,7 anni). Segnale che, nonostante i progressi fatti fino ad ora, le
imprenditrici ancora devono fare i conti con criticità superiori alla
media durante l’attività economica.
Confartigianato, inoltre, ha calcolato come il tasso di occupazione
delle donne senza figli sia pari al 55,5% ma scenda al 52,8% per le
donne con figli. Addirittura il tasso di occupazione scende al 44,7%
per le donne con figli tra i 25 e i 34 anni.
“Negli ultimi anni, però – prosegue la Presidente di Confartigianato
Sardegna – sono stati fatti enormi passi avanti. Un esempio è il
voucher baby-sitting, che ha segnato il superamento di
un’incomprensibile disparità di trattamento tra dipendenti e titolari
d’impresa”. “Certamente non basta ancora – continua – bisogna
proseguire su questa strada per offrire alle donne i servizi
indispensabili a conciliare il lavoro e la cura della famiglia.
Chiediamo che la Politica si impegni, ancora di più rispetto a quanto
già sta facendo, su queste imprescindibili necessità”.
Per Confartigianato Sardegna, occorre continuare promuovere lo
sviluppo dell’imprenditorialità femminile e favorire, appunto, la
conciliazione tra lavoro e cura della famiglia, compito difficile in
un Paese, come l’Italia, che investe poco in servizi sociali. E’
necessario, per questo, costruire un sistema di welfare che permetta
alle imprenditrici di esprimere nel lavoro e nell’impresa le proprie
potenzialità, realizzando un percorso di crescita personale e offrendo
il proprio contributo allo sviluppo economico e sociale.
Da anni l’Associazione Artigiana combatte la battaglia per ottenere i
voucher per l’assistenza di familiari anziani e disabili, o di quelli
per formare i collaboratori chiamati a sostituire temporaneamente la
titolare nell’attività d’impresa, o del credito d’imposta per
incentivare la creazione di attività d’impresa nei servizi di welfare
per la famiglia e per l’infanzia e degli sgravi fiscali e contributivi
per assunzioni a tempo determinato di coadiuvanti nei periodi di
maternità
“E’ fondamentale continuare a fare delle politiche non finalizzate
solo alle start up innovative – riprende la Folchetti – ma bisogna
fare in modo che l’imprenditoria femminile possa nascere e continuare
anche a crescere, anche dal punto di vista “mentale” e non solo
numerico”. “Ciò che manca, sempre di più – continua – è la storica
Legge 215 per l’imprenditoria femminile, quella che in Italia permise
la nascita di 70.000 aziende guidate da donne e permise un incremento
occupazionale di oltre 90.000 unità in tutta Italia”.
“In ogni caso – conclude la Presidente – con o senza incentivi o
voucher, per fare l’imprenditrice e la mamma, in Sardegna bisogna
essere sempre più brave. Molto più brave”.












