Arriva da Bitti, in Sardegna, la conferma ulteriore di strette in arrivo, nelle due settimane di vacanze, in tutta Italia, da parte del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Il Governo sta studiando le ultime misure, tra oggi e domani potrebbero già essere comunicate le nuove regole. “La curva si è abbassata, abbiamo meno di ventimila contagi al giorno. Scenderanno ancora, ma basta? No, mentre la curva nostra scende, quella della Germania sale e si incrociano”. E, se la Merkel ha scelto la strada del lockdown nazionale per le festività, “noi nella seconda ondata abbiamo scelto di far continuare a camminare il paese perchè sappiamo che il primo lockdown, che ha tenuto a casa il novanta per cento degli italiani, è stato doloroso”, osserva Boccia. “Nella seconda parte abbiamo consentito di camminare a gran parte del Paese, chiedendo ad alcuni un sacrificio più grande”, e il ministro si riferisce “a quelle attività che ristoriamo e ristoreremo. Sono caratterizzate da un contatto fisico e contagi quasi inevitabili: palestre, bar, settore della ristorazione. Non li dimenticheremo”.
“I dati ci danno ragione, l’indice Rt è sceso da 1,78 a 0,8, molte regioni sono già a 0,6 ma non basta. Questi numeri potevano essere sufficienti a maggio, con l’estate davanti, a dicembre non sono sufficienti. Non è una scelta rigorosa o dura quella che vuol prendere il Governo, sono convinto che avremo il sostegno delle opposizioni e mi auguro che la stagione di luglio”, quella del “basta con lo stato d’emergenza, la stagione dei negazionisti, sia finita. Oltre 65mila italiani non ci sono più, oltre cinquecento sardi non ci sono più. A quelle famiglie dobbiamo rispetto, lavorando ogni giorno per condizioni di sicurezza sanitaria. Anche durante le festività natalizie”, precisa Boccia, “serve un ultimo contributo, per la messa in sicurezza degli ospedali. Ci aspettano tre mesi difficilissimi: gennaio, febbraio e marzo, con influenze, bronchiti, pomoninit e patologie che aggravano le reti ospedaliere. Stiamo valutando con gli scienziati, dobbiamo tenerci tutti per mano. Prima c’è la salute, poi c’è il business. È insopportabile la distinzione tra rigoristi e aperturisti, dobbiamo essere tutti responsabili”.











