Il gioco ormai è chiaro: si sventola la logora e lacera bandiera dell’autonomia, buona solo a gettare fumo negli occhi a chi ancora crede in battaglie mai cominciate, e intanto la Sardegna precipita negli abissi del nulla. Come per l’insularità in Costituzione, buona solo a fare propaganda e essere argomento della prossima campagna elettorale ma inutile per qualunque risultato concreto. Ma perché continuare a rivendicare autonomia, in una pura operazione mediatica, quando poi non si è in grado di esercitarla? Ché poi, passato il santo, passata la festa: qualcuno si ricorda che i parlamentari sardi hanno chiesto all’Antitrust di intervenire sui costi degli aerei a Natale e che nulla è accaduto? Qualcuno si ricorda che il presidente Solinas e l’assessore dei Trasporti Moro hanno attaccato Bruxelles ma alle parole non hanno fatto seguire azioni concrete, e cioè il ricorso alla Corte europea? E chi si ricorda delle scorie nucleari? Per 48 ore non si parlava d’altro in Sardegna, naturalmente nel nome dell’autonomia sacra e intoccabile, poi però tutto è finito come sempre nel dimenticatoio. Pure l’indignazione collettiva.
Nelle ultime ore è successo però qualcosa di interessante. Tre esponenti politici hanno scritto ad altrettanti interlocutori a Roma. Non per elemosinare, non per piangere, non per lamentarsi. E speriamo non per fare propaganda. L’hanno fatto per rivendicare pari trattamento dei sardi rispetto agli altri italiani, in base ai diritti sanciti ma non sempre garantiti dalla carta costituzionale.
E così, dalla provincia di Sassari Pietrino Fois ha scritto al capo dello Stato Mattarella sottoponendogli il problema del vero e proprio sequestro di persona a cui i sardi sono sottoposti per l’impossibilità di spostarsi come tutti gli altri cittadini italiani, peraltro evocando il passaggio del discorso di fine anno sui pari diritti dei cittadini. Il sindaco di Nuoro ha protestato con il ministro dei Trasporti Salvini, peraltro da 4 anni al governo della regione, per le condizioni da terzo mondo delle ferrovie nel Nuorese, e il presidente del Consiglio regionale Michele Pais ha a sua volta scritto al ministro della Difesa Nordio per ricordargli che non è ammissibile approfittarsi della condizione di isolamento della Sardegna per mandarci tutto quello che il resto d’Italia non vuole: nel caso specifico, il riferimento era al super boss Messina Denaro, destinato inizialmente al carcere di Bancali, ma in generale alla condizione di pericolosità causata dal sovraffollamento delle carceri e in particolare dei detenuti in 41 bis, ovvero in regime di massima sicurezza.
Ecco, è questa la strada: rivendicare pari diritti. Niente di più. Sperando che la strada sia tracciata e che l’autonomia non venga più usata come paravento del nulla.










