Primo gennaio 2024: la data della “morte” per i 12mila concessionari di chioschi e stabilimenti balneari in Sardegna. Tutte le loro concessioni saranno messe in gioco, “all’asta”, e la paura di perdere il lavoro è gigantesca. Nel pomeriggio c’è stato un incontro tra i lavoratori e i vertici della Regione: “Chiediamo il supporto del Consiglio regionale affinché il documento sia portato in conferenza Stato-Regioni. La Sardegna ha tutta una serie di peculiarità che devono essere valutate. Per esempio, la Regione che ha la minore percentuale di territorio demaniale dato in concessione: appena il 23% contro il 40% del resto d’Italia”, spiega Claudio Maurelli, presidente di Federalberghi Sardegna. La riforma del Governo Draghi, al momento, rappresenta per loro una “Caporetto”. Lo sa benissimo Francesco Gambella, concessionario da undici anni a Olbia di uno spazio della spiaggia de La Marinella: “Duecento metri quadri per lettini e ombrelloni. Uno spazio piccolo ma indispensabile per il sostentamento della mia famiglia. Pago 2500 euro l’anno di concessione, poi Tari tutti i mesi anche se ne lavoro solo quattro. Sono come tutte le aziende, sembra che faccia un business pagando una miseria ma non è così, ci sono anche le tasse”, osserva. “Lavoriamo in quattro, la mia famiglia più uno che ci aiuta nell’alta stagione, regolarmente assunto. Ho sempre amato le regole, ci sarà chi non le rispetta ma non sono io. Il pienone è solo a luglio e agosto, a giugno e settembre riusciamo a farci uno stipendio, sempre pregando che non arrivino maestralate o pioggia. In quel caso, il mio incasso è pari a zero”.
Concorde Raffaele Pensè, 62 anni, alla guida di un bar al porto di Alghero: “Dal 1972, dal 1980 ho un centro con cantiere nautico. Tutte concessioni demaniali, faccio lavorare 15 persone. Solo per il bar pago diecimila euro l’anno di concessione, più Tasse e paghe dei lavoratori. C’è chi dice che paghiamo poco, non è vero, vadano a controllare gli introiti dell’Ufficio entrate”, tuona. “Sono cresciuto con il bar, ho investito su quella attività perchè ho creduto nel futuro del porto algherese, al mio arrivo c’era solo una barriera frangiflutti. Voglio garanzie, il lavoro iniziato da mio padre lo porto avanti io e dovranno contiunarlo i miei figli. Non è un passaggio di concessione, è un tramutamento di attività”.










