Ha piazzato, con l’aiuto del marito, un piccolo presepe nel soggiorno, Luciana Ugas, 56 anni. Accanto, a meno di miracoli, non troverà il regalo più importante: “Una casa popolare”. Invalida al cento per cento da un anno e mezzo, negli ultimi mesi ha bussato più volte alla porta del Comune: “Non di persona, non posso. Ho scritto alla sindaca, volevo farmi portare davanti al palazzo comunale ma mio marito non ha più le forze di un tempo”. Aveva già lanciato un appello attraverso Casteddu Online, la donna, residente ad Assemini in via Ozieri 34/a, in una palazzina senza ascensore. L’appartamento è al terzo piano e le rampe di scale sono ben sei: “Troppe, non posso certo pagare di tasca mia una piattaforma, servirebbero anche documenti e l’ok degli altri abitanti del palazzo”. Il marito non lavora, lei percepisce “600 euro al mese di pensione di disabilità e poco più di 600 euro di reddito di cittadinanza, ma sta per scadere. Come farò a pagare luce, acqua e affitto? Dovendomi pagare medicine e visite urgenti?”.
“Ho chiesto più volte di essere inserita in graduatoria per le case popolari, il reddito non può essere l’unico metro di valutazione quando una persona, quasi immobilizzata, riesce a vedere il sole solamente se trova qualcuno che abbia le forze per trascinare me e la carrozzina per tre piani. Sto uscendo solo per andare ai funerali, due giorni fa è morto un mio zio e solo grazie ad alcuni parenti potrò andare a portargli un fiore. Ma questa non è vita”.










