Si è ritrovato con un pugno di mosche tra le mani e il grattacapo, continuo e grande come una casa, dovuto all’impossibilità di sfamare i suoi due figli e la compagna. Nicola Manunza, 38enne di Assemini, per mesi è stato tagliato fuori dal mondo del lavoro ma, la settimana scorsa, grazie all’aiuto dell’avvocato Antonio Avino Murgia, “che ha preso a cuore la mia situazione dopo l’articolo pubblicato da Casteddu Online”, ha vinto la sua battaglia: potrà conseguire la patente C e lavorare come autista. Il suo incubo inizia a settembre, quando riceve un diniego, confermato dalla prefettura, per potersi prendere la patente. L’articolo 120 blocca tutte le speranze di Manunza: rientrerebbe, infatti, nella categoria di chi ha subíto più di una condanna. Spaccio e furti, una parentesi illegale della sua esistenza che gli costa quasi venti mesi, tra il 2018 e il 2020: “Ma ho scontato tutte le mie pene, sono stato anche in carcere per quasi due mesi”, aveva urlato, disperato, nella speranza di essere ascoltato da qualcuno. E, col supporto del legale, ha ricevuto l’ok da parte del tribunale.
“Mi hanno rilasciato il foglio, da portare alla motorizzazione, grazie al quale a febbraio potrò sostenere l’esame pratico di guida. Quello teorico l’ho già superato, commettendo solo due errori. Sono felice ma, allo stesso tempo, arrabbiato per quanto mi è successo. Ecco perchè sto prevedendo di chiedere un risarcimento dei danni. Senza l’abilitazione per la patente C non potrei lavorare”. Già, lavorare, dopo un lungo periodo di sbagli e illegalità: “Ora tutto è passato, sono una nuova persona. Continuerò a rigare dritto e penserò solo a garantire il bene a me e alla mia famiglia”.











