“Assassina” di Franco Scaldati al Teatro Massimo

Si apre il sipario su “Assassina” di Franco Scaldati – «un giallo sotterraneo della coscienza» secondo Franco Quadri – in cartellone al Teatro Massimo di Cagliari da mercoledì 8 fino a domenica 12 febbraio per la stagione 2016-17 de La Grande Prosa


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Focus sulla scrittura immaginifica e surreale di Franco Scaldati con “Assassina” – in cartellone da mercoledì 8 febbraio alle 20.30 fino a domenica 12 febbraio al Teatro Massimo di Cagliari sotto le insegne del CeDAC per la Stagione 2016-17 de La Grande Prosa (nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna). Sotto i riflettori Enzo Vetrano e Stefano Randisi, che firmano anche la regia, insieme ai Fratelli Mancuso – che hanno composto ed eseguono dal vivo le musiche e i canti originali che impreziosiscono lo spettacolo, in un intrecciarsi di suggestioni oniriche e fantastiche venate di delicata, struggente poesia.

“Assassina” – un titolo crudele per una sorta di moderna favola popolata di uomini e animali, dove vivi e morti s’incontrano e universi paralleli finiscono invariabilmente per confliggere – sarà in scena al Teatro Massimo tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 – turni A, B, C e D e la domenica alle 19 – per il turno E.

«Una vecchina e un omino vivono nella stessa casa dove si preparano da mangiare, si lavano, parlano e giocano coi loro animali: la gallina Santina e il topo Beniamino. Alla parete ci sono appesi i ritratti dei genitori, che di tanto in tanto fanno sentire la loro voce con lirici assoli o divertiti commenti» raccontano Enzo Vetrano e Stefano Randisi. «Ma la vecchina e l’omino non si conoscono, non si sono mai incontrati, anzi ignorano l’uno l’esistenza dell’altro. E quando improvvisamente, una notte, si scoprono a dormire nello stesso letto, che ognuno ovviamente giura essere il suo, comincia un’infinita sequenza di battibecchi, interrogatori, accuse e smentite, scambi di identità…»

Oltre la Scena per un incontro con gli artisti: venerdì 10 febbraio alle 17.30 alla MEM / Mediateca del Mediterraneo in via Mameli a Cagliari appuntamento con Enzo Vetrano e Stefano Randisi e con i Fratelli Mancuso per una riflessione sul teatro di Franco Scaldati e la sua figura di artista e intellettuale nell’Italia del Novecento – fino agli inizi del terzo millennio. – ingresso libero fino a esaurimento posti

Creature singolari e misteriose – ciascuna con un proprio universo interiore – i protagonisti di “Assassina” abitano un luogo metaforico, un paesaggio domestico familiare eppure straniante, ricco di elementi evocativi e simbolici, come i ritratti “parlanti” dei genitori: tra i ricordi del passato e un piccolo bestiario privato ciascuno trascorre le sue giornate, ignaro e inconsapevole della presenza – e dell’esistenza dell’altro. Una donna e un uomo che formano una strana coppia – di simili e opposti – riuniti per capriccio del destino in uno stesso ambiente che ciascuno si ostina a considerare proprio escludendo dalla propria frazione di realtà ogni traccia dell’altro – quasi appartenessero a dimensioni differenti, in mondi paralleli e non comunicanti.

Fotografia di due solitudini – in perfetto equilibrio sull’altalena del caso, finché accidentalmente “scoprono” di essere in due in una stanza, anzi perfino in un unico letto nel quale ognuno parrebbe aver vissuto (o sognato) la sua stessa vita senza minimamente accorgersi né sospettare l’inquietante verità. La pièce di Franco Scaldati esplora i labirinti della mente, gli angoli più oscuri e impenetrabili dell’animo umano: è «un giallo sotterraneo della coscienza, dove ancora una volta morti e vivi convivono» come ha ben sintetizzato Franco Quadri, che lo considerava uno dei testi più struggenti del poeta, drammaturgo e attore siciliano.

Figura di spicco della cultura italiana e tra le voci più interessanti, vive e originali del teatro del Novecento, Franco Scaldati (classe 1943), d’umili origini, interrotti gli studi e approdato precocemente al mondo del lavoro, ha iniziato a interessarsi all’arte proprio grazie all’attività di sarto, attraverso la frequentazione di diversi attori, fino al debutto sulla scena in un testo di Luigi Capuana al Biondo di Palermo. Nel 1976 ha cominciato a portare in scena i suoi testi – da “Il pozzo dei pazzi”, “Manu mancusa”, “Lucio” e “Il cavaliere Sole”, a “Assassina”, “Totò e Vicé”, “Occhi”, “Indovina Ventura”, “La locanda invisibile” e “Santa e Rosalia”, e e ancora “Ofelia e una dolce pupa tra i cuscini”, “Sul muro c’è l’ombra di una farfalla”, “La tempesta”, “Pupa regina opere di fango”, “La notte di Agostino”, fino a “La gatta di pezza”, “Rosolino 25 figli” e “Un angioletto vestito di giallo”.

Il suo impegno sulla scena e oltre ha ben presto assunto una connotazione spiccatamente sociale, non soltanto per la scelta dei personaggi e per i temi affrontati nelle sue opere, ma anche attraverso la realizzazione di laboratori – a partire dagli Anni Novanta, con “ Femmina dell’ombra” – dedicati agli abitanti dei quartieri più degradati.

Sul grande schermo ha partecipato ai film “Kaos” dei fratelli Taviani, “L’uomo delle stelle” e “Baarìa” di Giuseppe Tornatore, “I briganti di Zabut” e “Il giorno di san Sebastiano” di Pasquale Scimeca e “Il Buma” di Giovanni Massa – ed è tra i protagonisti de “Il ritorno di Cagliostro” di Daniele Ciprì e Franco Maresco.

Direttore artistico – per la sezione teatro – delle Orestiadi di Gibellina (2005 – 2006), Franco Scaldati si è inoltre preoccupato di creare e recuperare nuovi spazi culturali, come il Teatro & C. il Re di Coppe e Il Piccolo Teatro. La sua opera di drammaturgo ha superato i confini della Sicilia e dell’Italia – alcuni suoi testi son stati tradotti in catalano, polacco e svedese.

“Assassina” è una pièce emblematica – scritta in palermitano – in cui le risonanze della lingua si mescolano alle stravaganze dei personaggi, in una vicenda ai confini dell’assurdo – tanto da ricordare i paradossi della moderna fisica quantistica – che acquista una sua “verità” nell’interpretazione vivida ed emozionante di Enzo Vetrano e Stefano Randisi. I due artisti – fondatori di Diablogues (già vincitori del Premio Le Maschere del Teatro Italiano per “I Giganti della Montagna”, del Premio Hystrio-Anct per il loro lavoro tra ricerca e tradizione, e del Premio ETI – Gli Olimpici del Teatro per “Le smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni, con Elena Bucci e Marco Sgrosso) si cimentano ancora – dopo il successo di “Totò e Vicé” – con un testo di Franco Scaldati, proiettandosi in una dimensione squisitamente surreale con tratti di dolceamara commedia (dell’assurdo).

La colonna sonora – tra melodie dal sapore antico, ispirate alla musica popolare, e brani originali – è affidata ai Fratelli Mancuso, che “incarnano” inoltre sulla scena i “fantasmi” dei genitori in una grottesca commistione di naturale e soprannaturale, per un raffinato,vagamente ludico, gioco delle parti… con un finale tutto da scoprire.


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