Arborea, quale futuro per la Società Bonifiche Sarde?

E’ passato quasi un secolo di vita da quel 23 dicembre 1918, giorno in cui fu costituita la Società Bonifiche Sarde, che avrebbe dato via ai lavori nella piana del terralbese. Oggi che cadono a pezzi le strutture, crollano i ponti di accesso ai fondi agricoli, al centenario della sua nascita non si può non chiedere alla regione di puntare lo sguardo su questo territorio. 


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di Manuela Pintus

 

È passato quasi un secolo di vita da quel 23 dicembre 1918, giorno in cui a Milano fu costituita la Società Bonifiche Sarde che poche settimane dopo, nell’inverno dell’anno successivo, avrebbe dato vita ai lavori nella piana del terralbese. L’ingegneria, la progettualità, la manualità, il sacrificio e la fatica di tantissime persone vinsero sulla palude inospitale della piana che dovette lasciare il posto alle terre feconde. La palude divenne Villaggio e infine Comune. Era il 1944 e a quel giovane Comune venne assegnato il nome di Arborea in onore del grande Giudicato.

Un piccolo centro agricolo con campi ordinati e strade numerate che si intersecano a disegnare lenzuoli di terra di forma rettangolare. C’era tutto quel che serve per far fruttare quelle terre: stalle, case coloniche per i primi contadini, mulino, silos, caseificio, enopolio, uffici, abitazioni dei dipendenti e ville per i dirigenti di quella Società che oggi si trova in fase di liquidazione.

Una società che ha scritto una storia di splendore ma che oggi è caduta sotto i colpi del tempo e di un destino a lei non favorevole.

Così, in attesa di sapere quale sarà il futuro del ramo agro-zootecnico dell’azienda  il Comune di Arborea alza la voce e chiede il conto per debiti tributari non assolti (la somma di imposte e tasse non pagate potrebbe aggirarsi intorno al milione di euro e forse superarlo) e per il peso di un patrimonio immobiliare che condanna l’ente a continui ritardi e aggravi di procedimenti e imprigiona la comunità nell’osservazione di un lento e inesorabile decadimento dei pezzi più pregiati della sua storia.

Cadono i pezzi del tetto della villa SBS del Presidente, resiste per ora la villa adiacente “del Direttore” di proprietà regionale e resiste l’albero monumentale della canfora risalente agli anni trenta all’interno dei parchi oramai abbandonati delle due ville. Crollano i ponti di accesso ai fondi agricoli e si fatica ad accedere alle risorse che occorrerebbero per riportare alla normalità i 124 km di strade rurali che utilizzano non solo le circa 200 aziende e tutti i mezzi pesanti del territorio ma anche gli scuolabus che accompagnano a lezione circa 130 studenti ogni mattina. Intrecci di competenze e di proprietà che rendono gravoso ogni procedimento amministrativo, che in qualsiasi altro paese verrebbe chiuso con la metà del tempo. Si attende da un anno l’atto di assegnazione di un importante finanziamento ottenuto per la ristrutturazione del vecchio silos e si spera che i 24 mesi di calo ininterrotto del prezzo del latte siano finalmente giunti al termine.

Non possiamo arrivare al 2018 e ricordare il centenario della nascita della bonifica senza chiedere alla Regione Sardegna di puntare lo sguardo in questo territorio, dove si racconta una parte di storia che è anche la storia dei nuovi sardi del secolo scorso, giunti ad abitare quest’isola cento anni prima che nuove migrazioni e nuovi popoli si affacciassero nuovamente nei confini di tutta Europa. E dove oggi si chiede attenzione, prima che la storia crolli insieme ai tetti fatiscenti delle ville abbandonate.