“Aprire una pizzeria e guadagnare a Cagliari? Tra tasse e crisi meglio sopravvivere come dipendente a chiamata”

In città continuano a chiudere locali food, Stefano S.: “Ho 45 anni, dopo aver aperto una pizzeria a San Michele e, poi, a Quartu, lavoro a chiamata, cercando di non farmi sfruttare: per otto ore di lavoro come panificatore c’è chi offre solo 40 euro in nero”


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A Cagliari i locali che vendono cibo hanno conquistato, in alcuni casi, intere strade, come nel caso del Corso Vittorio. Tuttavia, dopo la “gioia” iniziale bisogna fare i conti con un settore ormai saturo. In via Roma, notizia di oggi data in esclusiva da Casteddu Online, ha chiuso dopo tre anni Seventyfive: il ristorante gourmet ha abbassato le serrande per sempre e il suo titolare, Alessandro Murgia, si è scagliato contro “una via Roma abbandonata” e sostenendo che “i cagliaritani non hanno nemmeno i soldi per piangere e i locali foog aprono e chiudono in continuazione”. Piena solidarietà a Murgia arriva a Stefano S.: 45 anni, per diverso tempo ha tentato di sbarcare il lunario vendendo pizze: “Dal 2014 al 2015 in via San Michele a Cagliari. Ma, tra bollette arretrate dell’acqua non pagate dagli inquilini precedenti, multe ingiuste per colpa dei ritardi delle Poste e clienti che ti chiedevano la pizza a credito, ho mollato tutto, riuscendo a malapena a rivendere tutta l’attrezzatura per quindicimila euro, praticamente regalata”. Poi, il 45enne originario di Villanovafranca ha tentato, l’estate scorsa, di aprire un altro locale a Quartu: “Progetto naufragato in appena un mese, non mi hanno mai allacciato la corrente elettrica perché chi c’era prima di me ha lasciato tante bollette scoperte”.

 

E allora, seppur a malincuore, la decisione: “Vivo con i miei genitori e lavoro a chiamata. Faccio qualche serata ogni tanto come panificatore, stando attento a non farmi fregare. C’è addirittura chi propone 40 euro in nero per restare otto ore col naso vicinissimo al forno. Una paga misera e assurda, al giorno d’oggi, con la crisi che c’è, l’offerta minima dev’essere di almeno 50 euro, non un centesimo di meno”.


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