di Marilisa Piga
Aprile 2014. È la data del ritrovamento di una scatola contenente una bobina in super8. Nessuna etichetta. L’oggetto misterioso era riposto insieme a reperti di Spazio A, mitico Cinestudio e cooperativa culturale creati nel 1976 da un gruppo che comprendeva la sottoscritta. Spazio A, così come i Compagni di Scena, così come Fabio Masala dell’Umanitaria, in quei lontani anni Settanta avevano portato il cinema e il teatro come attività di animazione e informazione controculturale. La bobina del super8 ha scarne indicazioni: 16 minuti, colore. Nessun sonoro, nessuna firma, solo un titolo: III°B Una giornata a Sant’Elia.
La classe apparteneva alla scuola Don Milani di Sant’Elia. Erano i tempi movimentisti di Don Vasco Paradisi, il prete rosso. È una classe sperimentale. Siamo tra il 1975 e il 1976, come si capisce dalla copia del quotidiano L’Avanti che appare nel film. Quegli alunni di quarant’anni fa avevano filmato con sguardo innocente e curioso la loro scuola media e il loro Borgo Vecchio dei pescatori. È un paesaggio di scuola, di quartiere e di famiglia, amatoriale ma speciale, poetico, ben confezionato e ben montato. Nasce così l’idea di proporre questo prezioso documento d’epoca alle persone di Sant’Elia e al resto della città che di quel quartiere poco si occupa e poco sa.
In accordo e in collaborazione con l’Associazione Sant’Elia Viva, con la cooperativa che gestisce il Lazzaretto e con l’Associazione Carovana S.M.I. il film è proposto in visione riservata ad una rappresentanza del quartiere. La visione suscita sorpresa, entusiasmo e molta eccitazione. I commenti durante e dopo la proiezione sono documentati in presa diretta: esclamazioni, ricordi, scambi di memoria. Alla fine della performance i presenti sono emozionati, soddisfatti e commossi. Questa prima proiezione si è svolta al Lazzaretto che di Sant’Elia è uno dei simboli, insieme al Forte di Sant’Ignazio, alla Torre e a tutto quel mare così vicino.
Il progetto Anni Settanta a Sant’Elia ha una sua direzione, ma è ancora un po’ indefinito. Vorrei ancora guardarmi intorno e capire meglio. Penso che sarebbe banale pensare di confrontare il quartiere com’era allora e com’è adesso, banale e inconcludente. Invece sono contenta di aver conosciuto il gruppo delle donne di Sant’Elia viva, piene di energia e di progetti, curiose e reattive: attraverso il confronto con loro ho capito meglio quello che non voglio fare.
Sono state loro ad aver visto in anteprima il filmato: io ho immaginato che avrebbero riconosciuto nei ragazzini della scuola gli adulti del quartiere e così è stato. Infatti ho deciso di documentare le loro espressioni durante la proiezione e si è dimostrata una buona idea: ho visto emozioni di tutti i tipi. E’ stato davvero importante e divertente: sulla scorta di questo incontro e del ritrovamento del film di scuola, ho pensato di fare ricerche alla Cineteca Sarda e ho trovato un altro film 8mm firmato da Paola Coiana, molto diverso da quello dei ragazzi delle medie: poetico il primo, piuttosto crudo il secondo, ma molto interessante e bello e militante, come succedeva in quegli anni. Ho avuto la fortuna di trovare una quantità di spezzoni non montati del film della Coiana, reperti preziosi e bellissimi che userò nel progetto finale del film. Ho fatto ricerche nelle Teche Rai e ho trovato una bellissima intervista all’allora parroco don Vasco Paradisi e lì mi si è aperto un mondo.
Il periodo è sempre quello, la metà degli anni Settanta, che evidentemente hanno registrato un certo impegno da parte di tanti nei confronti di zone difficili delle città, erano anni di militanza…Dopo l’incontro con le parole e le immagini Rai di don Vasco, l’ho cercato e trovato in una Rsa a Fontecchio, vicino a L’Aquila. In realtà pensavo che ci avesse lasciato da tanto – e sono certa così di allungargli la vita – e invece sta bene – pur con qualche acciacco – , è vivacissimo e non si è dimenticato nulla della sua esperienza trentennale di parroco a Sant’Elia.
Sentendolo parlare ho capito che lui È la memoria di Sant’Elia. Ha le idee chiarissime su come è andata nel quartiere nel tempo e mostra di conoscere molto bene le ragioni storiche e le scelte politiche che lo hanno reso così complicato. Don Vasco è perfettamente in grado di fare un racconto non banale, molto politico e soprattutto importantissimo per chi – amministrazione comunale – voglia davvero introdurre un nuovo andamento virtuoso nel quartiere.
La storia parte dagli anni Settanta e arriva ai giorni nostri e questo sembra essere il progetto giusto: avere Vasco Paradisi come guida, una persona speciale, un sacerdote che ha una visione tanto politica delle vicende di Sant’Elia potrebbe essere davvero il modo migliore per raccontare com’è andata. Ha scritto un bel libro un paio d’anni fa, la sua è la ricostruzione di una persona che dice cose indicibili e importanti avendo una visione di Sant’Elia e della città come sono e com’erano, con racconti inediti e bellissimi che aiutano davvero a capire.
Il 19 e 20 luglio, in occasione della visone pubblica di Anni Settanta a Sant’Elia, mi piacerebbe se gli insegnanti della scuola media di allora che avessero memoria della realizzazione del film Una giornata a Sant’Elia si facessero sentire per ricostruire insieme come è andata.













