È stata uccisa a coltellate, quella fatale è stata inferta al collo, dal marito, in un pomeriggio di cieca violenza avvenuto nella loro abitazione di via Sarcidano a Quartucciu. Angelica Salis, 60 anni, è morta per mano dell’uomo che aveva sposato, padre dei suoi tre figli. Ventiquattr’ore prima la donna era uscita di casa, scalza, ed era arrivata sin dentro a un bar, raccontando che il marito l’aveva picchiata, “ma nessuno le ha creduto”, queste le parole della barista che era di turno in quei concitati momenti. Un’ennesima vittima di femminicidio, Angelica, e un marito assassino che, dopo aver confessato, si trova rinchiuso nel carcere di Uta per il pesantissimo reato di uxoricidio. Sui social fioccano i commenti di cordoglio e anche di rabbia per l’ennesima uccisione di una donna da parte del compagno di una vita. Lo stesso sindaco Pietro Pisu ha scritto un post, pubblico, dove invita alla preghiera e al silenzio: “La tragedia che ha colpito la nostra comunità ci mostra il lato più vulnerabile della fragilità umana. Siamo tutti profondamente scossi da un evento tanto tragico che dobbiamo, con devoto rispetto, accomunarci al dolore dei familiari affinché i loro cuori riescano presto a ritrovare il conforto della pace. Piangiamo Angelica e preghiamo per Paolo e facciamo si che il silenzio e il rispetto prevalgano sul giudizio”.
La sorella della vittima, Rita Salis, sempre sui social, ha scritto a una manciata d’ore di distanza dall’uccisione di Angelica, un post dove, ringraziamenti per la vicinanza dei suoi contatti a parte, “sconfessa” clamorosamente il femminicidio: “Il marito non era violento e l’amava, ha perso il lume della ragione. Sono affranta per la sua morte, non ci posso credere”. E poi: “Per piacere, non sapete chi erano nel privato. Vi prego, fate silenzio, per me è un doppio dolore. Piango tutti e due, non è un femminicidio”. Poi, un altro post, stavolta solo con riferimenti legati alla preghiera e alla tristezza per la perdita della sorella: “Ciao Angelica, abbiamo trascorso anni dolorosi. Ci allontanavamo ma poi eri tu che riapparivi. Avevi un cuore grande, aiutavi tutti. Ti voglio bene, perdonami se non ho capito che il tuo malessere era un vuoto che voleva colmato d’amore. Sono sicura che ora sei nella pace e hai trovato chi ti ama. Ti saluto, tu saluta Martina e papà. Mi mancate. Ti sia lieve la terra, rip”.