È il “caos” legato alle segnalazioni dei bimbi con febbre, tosse o mal di gola a regnare negli ambulatori dei pediatri, anche quelli cagliaritani. Angela Matacena, 67 anni, dal 1990 è pediatra e ha lo studio a Pirri: “L’aumento del carico delle telefonate è molto stressante, non faccio in tempo a chiudere una chiamata che ne arriva subito un’altra. Sto lavorando mattina e sera, non ho più orari”, afferma la pediatra. E le richieste maggiori, legate appunto alle segnalazioni fatte all’Ats alle quali non ha avuto seguito il tampone, rendono tutto più complicato: “Ho terrore quando mi chiamano per dirmi che un piccolo ha febbre, tosse o moccio. Segnalo tempestivamente ma l’Ats molte volte non fa i tamponi, le mamme mi richiamano anche a distanza di venti giorni”. E gli animi si surriscaldano: “Vogliono il certificato per far tornare il bimbo a scuola, ma sulla base di cosa posso compilarlo? Qualcuno mi ha anche insultata e si è messo a urlare al telefono perchè avevo segnalato il figlio solo per un po’ di moccio: ma io devo seguire la legge”, osserva la Matacena.
Che rimarca anche le carenze nella fornitura dei dispositivi di protezione individuale: “Camici e mascherine me li hanno forniti saltuariamente, in parte me li sono dovuti acquistare. Sta mancando la comunicazione tra noi e l’Igiene pubblica, non c’è possibilità di dialogo anche perchè non rispondono mai al telefono”. La pediatra, invece, spiega di fare i salti mortali, ormai, pur di assistere tutti i suoi pazienti: “Non ho più orari. Sono sempre disponibile, anche sabato e domenica. E stressata”.










